Uomo, umano, umanità: alla ricerca di risposte alle domande della vita
Uomo, umano, umanità: alla ricerca di risposte alle domande della vita

Uomo, umano, umanità: alla ricerca di risposte alle domande della vita

di Martina Alviano

“Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero artefice ti plasmassi e ti scolpissi ne la forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine” Giovanni Pico Della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo, 1486

Giovanni Pico Della Mirandola scrisse, nel lontano 1486, “Discorso sulla dignità dell’uomo” ed è da un piccolo estratto di questa opera che vorrei iniziare la mia riflessione sull’uomo e sull’umano. Chi è l’uomo e cosa lo rende tale? C’è qualche creatore? Nel corso del tempo, dei secoli, gli uomini si sono posti questi interrogativi e chissà se esistono delle risposte adeguate, se ve ne sia solo una oppure di più.

A questo proposito, filosofi e scrittori se lo sono chiesto e, attraverso la loro incessante ricerca della Veritas, hanno tentato di dare una o più risposte, stimolando i loro lettori a fare altrettanto, spingendo così l’umanità oltre il confine delle certezze di allora, verso il progresso e il nuovo. A ciò ha contribuito la speculazione scientifico-umanistica non solo fornendo risposte a quelle domande, ma fungendo da premessa per lo sviluppo ed il proseguimento della speculazione scientifica: se Galileo non si fosse posto, ad esempio, il problema del moto della Terra e della sua posizione non avremmo le conoscenze che oggi possediamo.

Cito quest’ultimo, per dare un esempio di come la speculazione umanistica, che un tempo era la base della formazione dei giovani intellettuali, sia alla base anche di discipline scientifiche. Infatti, dando risposte -o almeno provando- ai grandi interrogativi che da sempre attanagliano l’uomo, siamo giunti a nuovi orizzonti, aprendo le menti oltre il noto ed accettato, ricercando la non corrispondenza del fenomeno per spiegare il fenomeno stesso.

Tutto ciò è stato grazie all’intersezione di pensieri talvolta diversi, vissuti anche a secoli di distanza tra loro, ma entrati in contatto per merito di scritti, tramandati e studiati, a volte quasi venerati, di generazione in generazione. Sopravvissuti al tempo e a volte a periodi bui della storia, hanno contribuito ad allargare la nostra visione delle cose passando dall’io all’essere.

Ad oggi, nell’epoca dell’apparenza, tali incantevoli discipline hanno subito un incredibile ed incomprensibile svilimento agli occhi dei più: il loro studio è rilegato ai corsi di studio preposti e spesso lo si fa svogliatamente e col solo scopo di prendere un bel voto. Nell’epoca del digitale e degli algoritmi matematico-scientifici dei computer, sono considerate materie di serie B.

Ritengo che in questo momento storico turbolento, si debba ritornare all’essere, alla ricerca dell’Io nel mondo, riscoprendo l’umano insito nelle cose e l’umanità, intesa come sentimenti e ragione, in modo tale da non appiattirci, rimanendo aridi e statici, passivi spettatori di un mondo in continuo mutamento. Le domande che ci poniamo ora, magari, sono in parte diverse da quelle di un tempo, ma riscoprire le materie umanistiche non può altro che portarci a conoscere l’umano che è in noi e che da tempo è assopito, abituato agli orrori a cui siamo quotidianamente esposti.

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