Bello Figo: tre pensieri sulla libertà d’espressione
Bello Figo: tre pensieri sulla libertà d’espressione

Bello Figo: tre pensieri sulla libertà d’espressione

È stato comunicato che il concerto di Bello Figo non si farà.
Il concerto era previsto per il 9 Giugno ed è poi stato rimandato ad oggi. Non appena la notizia dell’esibizione del rapper è giunta a Prato, si è scatenato un putiferio sui social. Coloro che hanno reagito più aggressivamente alla notizia hanno invitato alla violenza e all’insulto. E’ stata inoltre organizzata una manifestazione affinché il rapper non si esibisse in Piazza delle Carceri.
I problemi di sicurezza hanno messo fin da subito in discussione l’effettivo svolgersi del concerto, sulla scia di altre città in cui le reazioni sono state simili a Prato, anche se alla fine il concerto non si terrà per altre ragioni.
Vi è stato un ulteriore dibattito riguardante l’inadeguatezza dell’invito all’artista in una città attraversata dalla conflittualità sul tema dell’immigrazione. Al di là delle posizioni sul significato più o meno profondo dei testi dell’artista, delle interpretazioni che lo vogliono ora paladino dei diritti dei richiedenti asilo, ora esperto di marketing, delle dichiarazioni che lo ritengono un degno ospite della nostra città oppure no, comunque, crediamo che il nodo del problema risieda nella violenza. La violenza delle parole di chi lo insulta con espressioni razziste; la violenza dei fatti a cui tali parole invitano; la violenza che è nemica della libertà e della democrazia.
Crediamo che sia preoccupante che un artista di qualsiasi genere, per quanto provocatorio, critico, satirico o fine a se stesso, veda in più occasioni messa a repentaglio la possibilità di esibirsi per problemi di sicurezza. Con questo articolo, infatti, non vogliamo fare l’apologia di Bello Figo, ma riflettere sulla libertà di manifestazione del pensiero, la principale emanazione dell’uomo all’interno della società, premessa e fondamento di ogni forma di organizzazione sociale non totalitaria. Voltaire si batté per il riconoscimento della libertà di critica come base del pluralismo, ma la satira era già presente nell’Antica Grecia.
In un periodo in cui la comunicazione sui social è sempre più centrale trasversalmente a ogni età e ambito, il pericolo della deresponsabilizzazione di chi scrive e del crescente uso di un linguaggio aggressivo è lampante. Tuttavia, come ogni comunità, anche i social network sono composti da persone, e sono pertanto sottoposti a normative, anche perché quanto nasce sui social si può riversare in modo drammaticamente concreto nella realtà.
Il nostro vuol dunque essere un invito al rispetto e alla responsabilità, rammentando l’importanza di vivere in una società che assicuri e tuteli il diritto ad esprimersi di ognuno.
Vi dirigiamo questo invito tramite tre pensieri sul tema.

 

Martina Alviano
Che cos’è per me la libertà di espressione?
È la possibilità di esprimere il proprio pensiero,senza offendere il prossimo; ironizzare su qualcosa o qualcuno o esprimere la propria arte nel modo che più mi piace.
La Libertà di espressione è anche e soprattutto la più grande eredità che mi, ci è stata lasciata. È qualcosa di astratto e concreto al tempo stesso, qualcosa che mi permette di essere me stessa, ed al tempo stesso qualcosa che va protetto perché prezioso e fragile dinnanzi alle intemperie,insomma qualcosa da custodire. Sono stata fortunata ,perché sono nata in una Repubblica democratica in cui la libertà di espressione è qualcosa di scontato in quanto mi è costituzionalmente garantita ,ma guardando indietro o semplicemente in un altro paese del mondo ,tale diritto non è affatto scontato ma bensì esprimere la propria opinione è molto spesso causa di persecuzione,carcere ed anche morte. Pertanto mi sento di dire che per me poter esprimere liberamente la mia opinione su qualcosa o qualcuno è il lascito più bello che potessi avere e qualcosa che mi auguro di poter a mia volta lasciare a chi verrà dopo di me.

Chiara Forastiero
Non penso che tutti coloro che si sono scagliati contro bello Figo siano persone contrarie alla libertà di espressione (nei suoi confronti), ma questa reazione che mostra un certo grado di intolleranza e xenofobia è tale proprio perché Bello Figo con la sua ironia e il suo sarcasmo (non certo impegno politico!) va a toccare proprio pensieri che molti almeno una volta hanno fatto. Ma questa xenofobia e comportamenti razzisti simili non penso siano riconducibili a un’idea razzista e xenofoba di per sè. Queste reazioni nascondo dei disagi e delle situazioni sociali critiche più profonde su temi come la sicurezza, la precarietà e il dover rimettere in gioco se stessi dal confronto-scontro con l’Altro. La destra cavalca questa onda e incita questi sentimenti nelle persone, la sinistra ha l’ambizione di scomporre e analizzare questi disagi per capire il problema alla radice e dare delle risposte.

Laura Maria Cinquini
Si dice che l’uomo cerchi sempre nella vita la felicità, ma questa non basta secondo me, perché è parte essenziale della felicità anche la libertà. L’una non può prescindere dall’altra.
L’uomo è felice quando è libero. Quando cioè sta bene con se stesso e con gli altri; quando sa di poter vivere degnamente, e di poter esprimere il mondo di idee che accoglie dentro di sé senza trovare ostacoli bensì incentivi e persone con cui dialogare e discutere… Persone con cui costruire, tramite un confronto che rispetti le posizioni di tutti, un qualcosa di migliore per il proprio futuro. Da questa meravigliosa idea sono nate le democrazie moderne e sempre questa meravigliosa idea ha permesso il successo di Internet, dei social e dei media. Il mondo in cui a tutti piacerebbe vivere è un mondo dove ognuno possa essere libero di essere se stesso e di esprimersi. E su questo non ci sono dubbi. Eppure il grande e terribile paradosso della modernità è il fatto che nella cosiddetta epoca della comunicazione continua e costante con tutti, il dialogo manchi: o meglio, manca il rispetto, manca l’informazione, manca la cognizione del peso e del valore effettivo delle parole.  Si parla per parlare, per condividere e per ottenere ”mi piace”; si parla per sfogarsi pubblicamente e mostrare agli altri solo la parte migliore di sé. Si parla di tutto insomma, e allo stesso tempo di niente, perché ogni parola viene pesata sulla.bilancia del pensiero comune e ogni discorso costruito sul dizionario del politically correct; i temi tabù vengono adeguatamente aggirati o evitati quasi istintivamente, perché cadere nella critica altrui oggi significa destare un putiferio. Insomma, nella attuale democrazia, nella nostra cara società moderna parlare liberamente si può, ma con dei limiti. Un esempio concreto è costituito dalle numerose infamie che ricevono le persone schiette o ironiche o provocatorie, quelle che parlano apertamente e palesano questo abnorme paradosso. Per quale santo motivo costoro non possono esprimersi liberamente? La risposta è dolorosa. Ma necessaria. Necessaria per comprendere che oggi più che mai la libertà di espressione è sottovalutata e magari ritenuta un diritto solo di alcuni, non di tutti. Necessaria per capire che bisogna davvero riscoprire il valore del rispetto, del corretto linguaggio e della comunicazione, i.quali fanno di noi sia dei veri cittadini sia degli esseri umani a tutti gli effetti. Necessaria per trovare il coraggio di lottare per essa.
Perché libertà di espressione significa libertà di essere, libertà di agire, libertà di essere felici. Senza siamo.solo.l’ombra di noi stessi… E la nostra società rimane l’abbozzo storpio e ipocrita di un alto ideale, di un passato sogno utopico.

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