Unità e partecipazione: la risposta vincente di Andrea Orlando
Unità e partecipazione: la risposta vincente di Andrea Orlando

Unità e partecipazione: la risposta vincente di Andrea Orlando

di Marco Saccardi

“Raccogliere bisogni, aspirazioni e preoccupazioni e trasformarli in una battaglia politica”. Anche senza leggere attentamente la mozione, bastano per me queste parole di Andrea Orlando per sostenere la sua candidatura a segretario del Partito Democratico. Veniamo da anni movimentati, da profonde lacerazioni e da una campagna entusiasmante per il referendum costituzionale conclusasi con una sconfitta dolorosa. Anni in cui la famosa distanza tra la base e i vertici nazionali del Partito non è solo una frase di circostanza, ma è diventata una realtà purtroppo concretizzata. I circoli, gli iscritti e gli elettori democratici sono stati esclusi dalla vita politica del partito e coinvolti solamente nell’ultima fase della campagna referendaria, senza essere chiamati in causa nella discussione riguardo la più importante e innovativa riforma costituzionale degli ultimi decenni in questo paese. Che anche per questo mancato coinvolgimento del popolo che doveva sostenerla, non è arrivata al suo compimento.

La candidatura di Andrea Orlando serve non tanto per voltare pagina, ma è la naturale sintesi delle ultime esperienze del partito e la sua natura originaria. I temi proposti dal nostro ministro della giustizia danno nuova linfa ad un partito in affanno, cercando di ridare la giusta dignità e lo spazio ai suoi circoli. Perché tornino a diventare un luogo di discussione e proposte condivise. Orlando ha speso parole importanti anche per noi Giovani Democratici, sottolineando il ruolo primario di una giovanile che è in controtendenza al partito nazionale. Giovani entusiasti che lavorano con passione su proposte politiche e temi a livello nazionale e per i territori in cui sono cresciuti, troppo spesso additati come “sognatori” e tenuti ai margini dei processi politici principali. Niente è più concreto del sogno di un giovane che lavora per concretizzarlo.

Nel lavoro che Orlando sta portando avanti nella sua campagna per la segreteria nazionale si vede nuovamente il ruolo primario del partito rispetto alle cariche nazionali. Una decisa e seria volontà di tornare a riunire un popolo diviso dalle feroci discussioni degli ultimi anni e per superare i danni provocati dalle recenti scissioni. Nonostante la tendenza della politica europea, vi è il coraggio della proposta per separare le due cariche di segretario del partito e candidato premier, dovuta proprio alla necessità di ricompattare la nostra comunità democratica.

Politica europea: Orlando parla chiaramente di un processo di Unione federale da portare avanti con forza e decisione. Politica monetaria comune affiancata da una politica bancaria e fiscale comuni, difesa comunitaria, eurobond, politica estera condivisa: sono solo alcuni dei tanti temi che Orlando sta portando nelle assemblee e nei circoli democratici di tutta Italia per sottolineare il ruolo primario del Partito Democratico come partito europeista. E della sua aspirazione ad essere la locomotiva dei partiti europei del PSE, non solo nei numeri ma anche nella sua decisa volontà di guidare i suoi naturali alleati ad una politica federale più avanzata.

Questa non è una candidatura contro qualcuno, non è una candidatura che serve per dividere ulteriormente una comunità già troppo divisa dagli ultimi avvenimenti. E’ uno strumento, non solo di noi suoi sostenitori ma di tutto il partito, per risanare la nostra grande comunità. Per tornare ad essere uomini, donne, ragazzi e ragazze democratici che hanno il sogno di cambiare questo nostro paese e questo nostro continente. Riconoscendoci nei valori che ci hanno accompagnati dalla nascita del nostro partito, adattandoli ai tempi e alla realtà in cui viviamo. E questa proposta segnata dalle parole di unità e partecipazione penso sia la risposta migliore ai tanti dubbi sul futuro del Partito Democratico.

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