Tra classi pollaio e DAD: la scuola del futuro, una riflessione de La Piazza degli Studenti
Tra classi pollaio e DAD: la scuola del futuro, una riflessione de La Piazza degli Studenti

Tra classi pollaio e DAD: la scuola del futuro, una riflessione de La Piazza degli Studenti

“La Scuola italiana non fa schifo, ma solo pena”
Ripensarsi.
Questo chiediamo come studenti, prima pratesi e poi italiani.
Questo chiediamo come Cittadini del domani.
In questo post pandemia non ancora accertato, le notizie e i movimenti che arrivano dal fronte della scuola sono preoccupanti. Sia perché effettivamente sono notizie allarmanti sia perché non ne sappiamo niente e quel che sappiamo è abbastanza catastrofico.

Andiamo con ordine.

“Classi pollaio”.
Già, nonostante la pandemia da Covid-19, a qualcuno è sembrato intelligente accorpare delle classi, crearne nuove con più alunni, smistare classi esistenti, distruggendo così non solo il lavoro fatto con un gruppo classe, ma soprattutto le relazioni umane con date persone. Ma lo sappiamo, ormai, molti si sono anche arresi, tra di noi.
Alla scuola non frega niente della scuola.
Agli studenti non frega niente della scuola.
È una retorica vecchia e ormai, per certi versi, pure divertente.
A nessun altro, se non a noi, interessa davvero la scuola. Siamo esattamente come i vostri polli, siamo tutti insieme, stretti stretti, e vogliamo farci posto. Perché, e chi non ci pensa è o in malafede o semplicemente distratto, uno Stato per cui la Scuola è soltanto una falla da riempire e riformare non sarà mai uno Stato con un futuro.
Un futuro umano.

Le ore diminuite e la DAD.
Secondo il Ministero la Didattica a Distanza può comporre una parte importante della nuova scuola post Covid.
Non c’è dubbio che, invece, non abbia fatto altro che mettere in luce tutto quello che nella scuola proprio non va.
Gli studenti, noi studenti, non siamo più in grado di restare in silenzio davanti ai commenti di chi, in realtà, dovrebbe rappresentarci in qualche modo. Le Istituzioni stesse, il Ministero e le sue follie acrobatiche, con un piano per la scuola che non è neanche un piano, i media, tutti hanno sulla bocca la parola scuola.

Ma sulle labbra degli opportunisti le parole restano parole, nelle voci del disagio, però, c’è un movimento vero. Una scossa che adesso parte proprio dietro i banchi, ora pure gli schermi. Non neghiamo, e possiamo parlare per molti altri, che alla notizia dell’interruzione delle attività scolastiche in presenza anche noi abbiamo gioito.
Certo, l‘odi et amo con la scuola è normale. Ma dopo due settimane ci siamo accorti quasi tutti che non c’è altro modo di imparare, insegnare, educare ed istruire che quello che mette a confronto gli occhi di più persone.
Se prima gli ultimi, i più disagiati, i più in difficoltà, gli emarginati venivano lasciati un po’ indietro, con la DAD essi non sono mai esistiti. Sono stati un ricordo sepolto nei cassetti dell’inefficienza, della sbandierata (falsa) meritocrazia e di un sistema di valutazione completamente alienante.
Ma poi avete, voi con la bocca piena di scuola e le mani piene di niente, cambiato qualcosina, sì. Ridotto i criteri di valutazione, semplificato (per i professori e le professoresse, e nemmeno più di tanto) quei criteri, dato delle linee guida (verso il poco o il nulla.)
Qualcosa ha funzionato? Sì, alcuni studenti si sono trovati meglio con la DAD, questo è vero. Alcuni hanno anche recuperato delle materie. Qualcun altro può aver trovato vantaggioso l’esame di Stato, non c’è dubbio.

Ma questo non sembra agire. Sembra comprare.
Non mettiamo in dubbio la buona volontà, forse, della Ministra Azzolina. Mettiamo in dubbio la lungimiranza, l’attenzione verso quel che conta davvero, ovvero l’educazione e l’istruzione, il supporto al corpo docenti, allo sbaraglio quanto noi, se non di più.
Mettiamo in dubbio, come comunità studentesca, le priorità di questa scuola. È vero anche che, da parte nostra, per anni c’è stata solo una flebile voce, qualche guizzo una volta o due, una proposta o una lotta vinta. Noi esortiamo tutti i ragazzi e le ragazze a ripensarsi in questo.

Cosa vogliamo?
Prato è una città dall’altissimo potenziale, con una fascia di giovani studenti molto ampia, ma con i dati sull’abbandono scolastico alle stelle. Nonostante questo, abbiamo ottimi spazi di studio, ritrovo, aggregazione e confronto, come le Biblioteche (Lazzerini, Roncioniana, le biblioteche decentrate ecc.) Come studenti crediamo che questa crisi sia anche un’ottima occasione per dimostrare il meglio di questa città, con “semplici” mosse.

Da poco è stata accolta la mozione in Consiglio Comunale sugli spazi di studio. Bene, proponiamo di usufruire anche delle biblioteche scolastiche e degli spazi che gli istituti scolastici possono mettere a disposizione, in una rete condivisa tra le scuole stesse, per cui non solo gli spazi per i giovani diventerebbero molti di più e più qualitativi, ma inizieremmo anche a vivere diversamente la città, la scuola stessa e la cultura.
Ci sono scuole come il Convitto Cicognini che hanno spazi enormi e non propriamente utilizzati, addirittura spazi bibliotecari piuttosto ampi: come proposta personale noi crediamo che con quegli spazi si possa fare molto, ampliare il prestigio del Convitto stesso(casomai ce ne fosse bisogno, data la sua storia) e creare un altro punto nevralgico di incontro per gli studenti e i giovani.
Quando un componente dell’Associazione è stato Rappresentante d’Istituto al Cicognini in via Baldanzi (il “Cubo Rosso“) era nata un’idea molto forte di socialità scolastica attraverso la cosiddetta Scuola Aperta“, un’idea di scuola che prevedesse spazi di studio nel pomeriggio, attività di gruppo, forum di dibattito ecc. L’idea, come molte idee innovative, ha avuto una battuta d’arresto, per motivi organizzativi e, perché no, anche di partecipazione.

All’interno delle scuole deve essere prioritaria l’Assemblea di Istituto, come momento di confronto, di dibattito su attualità e cultura. Il ruolo della rappresentanza studentesca, ruolo fondamentale che unisce gli studenti al corpo docenti, deve essere fortificato dalla scuola stesse e noi, come associazione, siamo a pieno supporto di ciò. Come Piazza degli Studenti pensiamo che creare o ampliare (laddove già presente) quest’idea di scuola possa essere un beneficio per la vita sociale scolastica stessa, per i ragazzi in primis e, collateralmente, per i docenti.
Sappiamo bene le difficoltà organizzative di questo, ma confidiamo e diamo il nostro pieno supporto, nella pratica e nella teoria, affinché la scuola viva, fiduciosi in un supporto da parte della Provincia e del Comune di Prato.

Esiste anche il discorso sulle valutazioni, un discorso complesso e che non può essere cambiato a livello locale. Esiste anche il discorso della sicurezza, oggi, nell’era della pandemia. Su questo possiamo fare qualcosa e anche molto.
Molti nostalgici chiedono a gran voce un nuovo ’68. Ma chi si ripensa e vive l’oggi sa bene che questo non è possibile, perché il nostro è un tempo diverso con differenti problematiche.
Come abbiamo detto più volte, non ci serve un nuovo ’68. Ci serve novità, solo questo.
Per questo invitiamo tutte le scuole superiori di Prato ad organizzarsi, a mobilitarsi, ad unirsi per far fronte alle mancanze del Ministero: senza linee certe e con quelle date fino ad oggi noi non siamo disposti a tornare a scuola.
Noi non siamo burattini, noi non dobbiamo abituarci al disagio, noi non siamo le scelte di chi è stato prima di noi, ne siamo solo un frutto collaterale. Abbiamo le nostre scelte da intraprendere, le nostra strade da percorrere e lo faremo a testa alta, ora più che mai, con dialogo, fermezza e determinazione.

Non è più il tempo in cui noi stiamo in silenzio e loro parlano. Non è più il tempo in cui qualcuno distrugge e qualcuno costruisce. Siamo qui per costruire insieme, ma non faremo nessun passo indietro.
Siamo radicalmente convinti della forza e delle qualità delle nostre convinzioni, ma sempre disposti al dialogo.
Come Berlinguer disse, anche noi andremo in ogni casa e in ogni strada, ma stavolta per dire che ci siamo e che non torneremo indietro.
Vogliamo creare un luogo non solo sicuro, ma innovativo, equo, progressista.

“La scuola italiana non fa schifo, fa solo pena.”
Questa frase dovrà farci pensare.
Noi la renderemo nostra e la cambieremo:
“La Scuola è per lo Studente e con lo Studente.”

La Piazza degli Studenti

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