Scontri e disagio sociale: la nostra visione
Scontri e disagio sociale: la nostra visione

Scontri e disagio sociale: la nostra visione

Giovani Democratici Prato

A Napoli una grande protesta in cui si sono mescolati ristoratori, mondo dello sport, esercenti in difficoltà e giovani si è trasformata in una sua parte in tafferugli e scontri con la polizia.
A Torino una manifestazione caratterizzata da una forte componente di giovani delle periferie ha dato luogo ad episodi di saccheggio e danni a vetrine di negozi soprattutto dell’alta moda.
A Firenze la guerriglia si è scatenata in via Tornabuoni, luogo dello shopping e della ricchezza per eccellenza, per spostarsi poi in altre piazze. Il capoluogo toscano, a dire il vero, è stato protagonista di varie manifestazioni, di cui solo una non autorizzata e divenuta poi fulcro delle violenze. Lì sono state lanciate molotov, sassi e bottiglie per le vie della città ed è stata sfregiata una chiesa.

Ma fermarsi alla costatazione di tutto ciò sarebbe un grave errore, perché la guerriglia è stata una parte minoritaria delle manifestazioni e perché comunque non si è trattato semplicemente di gratuito utilizzo della violenza. È vero che una parte di questi moti è scaturita dalle menti di Forza Nuova ed altri sovversivi abili nel mobilitare la rabbia, e a queste formazioni va la nostra piena e ferma condanna; esistono però dei disagi e delle ragioni scatenanti da individuare all’interno della società, ed è proprio quando non diamo risposte a tali esigenze che il neofascismo e l’abuso della violenza prendono piede: il loro insinuarsi in mezzo alle proteste è inaccettabile, è vero, ma non per questo possiamo tirarci indietro dal dare delle risposte. Crediamo che sia riduttivo definire questi episodi solo come manifestazioni violente, senza senso e nate esclusivamente per spaccare.

Bisogna chiedersi perché così tante persone, di varia età e provenienza, abbiano deciso di manifestare spontaneamente, e perché anche la nostra generazione viva in maniera attiva la protesta.
Noi crediamo venga espresso un serio disagio e che si debba comprendere che si stanno raccogliendo i frutti della società odierna, di cui noi giovani siamo destinatari. Siamo davvero sicuri che non ci sia nulla di sbagliato in essa?
Viviamo oggi in un mondo dove consumismo, diseguaglianze e sfruttamento impediscono lo sviluppo della nostra vita. Un mondo dove chi era già ricco ha aumentato il suo patrimonio e dove non ci si può azzardare a parlare di redistribuzione delle ricchezze; un mondo dove l’abbandono scolastico è un problema enorme, dove c’è una disoccupazione giovanile senza precedenti. Un mondo nel quale per molte fasce della popolazione, specie quella meno abbiente, è del tutto impensabile riporre speranze. Un mondo dove in particolar modo noi giovani non troviamo più motivo di credere nel futuro.
Questo mondo va cambiato, ma per poterlo cambiare, come politici, anzitutto sarebbe bene non commettere un errore davvero grave, ovvero cadere nell’evidente trappola che abbiamo di fronte: lo spostamento del fuoco.

Migliaia di persone scendono in piazza perché non sanno cosa sarà di loro, perché hanno paura del presente e del futuro, tuttavia le uniche cose di cui si parla sono, in ordine: vetrine rotte, fioriere rovesciate, decoro messo a repentaglio.
La violenza, seppur largamente minoritaria nel computo totale delle proteste, esiste. La rabbia pure, quella davvero a fiumi. Se neghiamo violenza e rabbia diamo forza a chi vuole farle diventare uniche protagoniste del discorso pubblico, in un vecchio gioco di sterili polemiche. Invece ammettiamole, e chiediamoci il perché nessuno veda – o molto più probabilmente eviti di constatare – l’enorme disagio sociale che unisce mondi diversi, dai commercianti, ai rider, alle nuove generazioni, in manifestazioni così spontanee e così urgenti.

Queste non sono esercitazioni, questa è la realtà che bussa alla porta di una classe politica tutt’altro che pronta o disposta a proporre soluzioni radicali nell’ottica della redistribuzione e dell’uguaglianza. Una realtà fatta di partite iva senza nessuna tutela, ma fatta anche di un’intera generazione di giovani che probabilmente non avranno mai un reddito dignitoso, una pensione e forse neppure un pianeta abitabile.

La politica non può più fuggire dalle risposte che è chiamata a dare, e si trova di fronte a una scelta: salvaguardare tutti o lasciare che si salvi chi può. Ma dobbiamo renderci conto che, da un punto di vista numerico e culturale, in Italia è ormai egemone l’ideologia individualista e liberista della destra: sopravvive (metaforicamente ma anche letteralmente, basti guardare la proposta di isolare gli over 70) chi può permetterselo.
Non possiamo aspettarci niente di diverso dalle varie destre, e quindi dobbiamo pretenderlo da tutti gli altri, a partire da noi, dal Partito Democratico. Proprio per questo motivo è arrivato il momento di prestare attenzione a idee che circolano già da tempo e che hanno trovato grande risonanza anche nelle proteste di questi giorni: si parla di patrimoniale, di blocco di affitti e utenze, di reddito universale garantito.
Sono misure che mirerebbero a ridisegnare i rapporti sociali, riducendo le distanze economiche e liberando l’individuo dalla schiavitù del mercato del lavoro.

E, sebbene per alcuni queste proposte possano sembrare radicali, lo sono molto meno delle ingiustizie che ci circondano: è necessario accoglierle se vogliamo che la nostra priorità sia la salute delle persone, anziché la loro capacità di produrre ricchezza. Forse mai come oggi abbiamo l’opportunità e la necessità di riformare profondamente la società: ecco quale dev’essere il fuoco del nostro discorso e del nostro impegno, non possiamo permetterci distrazioni.

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