Prospettive future: equilibri globali dopo la crisi
Prospettive future: equilibri globali dopo la crisi

Prospettive future: equilibri globali dopo la crisi

di Fausto Giglioli, tavolo Europa e Politica Estera

Recentemente, sfogliando gli ultimi capitoli del mio libro di storia delle superiori, vedo un paragrafo sulle elezioni statunitensi del 2016 e realizzo che, per quanto possa sembrare un concetto distante e astratto, noi stiamo scrivendo la storia in questi giorni, influenzando il secolo come mai prima.

Finora non si erano mai viste misure di contenimento così diffuse, intere nazioni che vanno in letargo e abitudini completamente riscritte. Questa rimarrà una traccia indelebile nelle nostre vite, un po’ come la cicatrice del vaccino da vaiolo che hanno i nostri genitori sulle spalle.
Per questo ogni mossa conta se vogliamo assicurarci il miglior futuro possibile, che sia di un singolo cittadino così come di una nazione. Se consideriamo la diplomazia come una scacchiera potremmo dire che la Cina, passando da una posizione di vantaggio col re scoperto, ha mosso lentamente alfieri e cavalli in posizioni strategicamente importanti. Gli Stati Uniti invece, rinchiudendosi nel loro egoismo, hanno lasciato tali postazioni scoperte, assicurando al rivale un sentiero privilegiato per fare “scacco matto”.

Se l’amministrazione Trump ha dormito sopra la crescente influenza cinese nell’OMS, dichiarando di volersi ritirare, la Cina è riuscita ad assicurare posizioni d’interesse, questo dimostrato anche dalla risposta tardiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nei confronti della pandemia da coronavirus.

Persino a livello di gestione dell’emergenza gli Stati Uniti stanno facendo una brutta figura: misure di contenimento tardive e timide, costate un bilancio di oltre 224.000 vittime.
Dall’altra parte la Cina ha adottato un lockdown sistemico, con misure di controllo efficaci, che le hanno permesso di uscire prima degli altri paesi dalla prima ondata, risolutive a tal punto da mandare aiuti ad altre nazioni in difficoltà.
Va detto e sottolineato che attuare certe misure è ben più facile per un regime autoritaria mono-partitico come la Cina, rispetto a paesi più democratici.

In generale la presenza e il rispetto di cui gli Stati Uniti godevano nella diplomazia estera si sono affievoliti negli ultimi quattro anni di amministrazione Trump. Basti pensare all’esasperazione del conflitto israelo-palestinese, che ha portato alla luce il ruolo imperialista del paese in quest’area.

Per l’America, ma anche per l’Occidente in generale, si è arrivati ad un climax nella nostra epoca: altri quattro anni di Repubblicani potrebbero finalmente decretare l’affermazione di questo sistema economico sempre più corrosivo. Si deciderà la linea politica nel giro di poche settimane e, come una reazione a catena, farà vedere la luce ad una nuova epoca progressista o all’inarrestabile degenerare del’Occidente.

In questo delicato equilibrio non è difficile immaginarsi un futuro prossimo dove l’Europa viene indebolita ulteriormente dalle grandi potenze economiche estere, trovandosi tra l’incudine e il martello. Già durante la Prima Ondata ci sono state abbondanti interferenze cinesi e russe, fonti di fake news fatali in momenti cruciali come questo.
Nel frattempo l’Unione Europea, nonostante la risposta tardiva, è riuscita a dimostrare la forza della coesione tra stati, col Recovery Fund o con il Next Generation EU, forza necessaria adesso più che mai. Tuttavia, guardando in ottica futura, non basta. Sarà sempre più difficile raggiungere accordi di importanza storica senza una reale coesione: un’Europa federale è la soluzione, una federazione basata sui principi del Socialismo.

C’è bisogno di superare gli stupidi nazionalismi che ci dividono, ormai non è più nemmeno un’ opzione, è necessario. Non c’è un futuro per un Europa divisa: la disgregazione crescerebbe soltanto fino a venire completamente smembrata e spartita tra le altre superpotenze. C’è bisogno di diventare qualcosa di più, una presenza che possa rivaleggiare a livello diplomatico ed economico, e che possa diventare il punto di riferimento della democrazia e dei principi che una Sinistra europea coesa si merita.

Non sarà più possibile affrontare crisi di questa portata così come siamo adesso, considerando soprattutto che la situazione è soltanto destinata a peggiorare in futuro, con l’emergenza e le sue disastrose conseguenze.

Per concludere, non è facile tracciare una previsione a 360° abbastanza accurata. Abbiamo avuto un anno iniziato con fortissimi tensioni militari e ultimamente sembra quasi che stia andando nella stessa direzione. In un clima così teso basta poco, pochissimo, per scatenare un ulteriore conflitto a fuoco.
Certo è che bisogna essere guardinghi sul piano geopolitico complessivo ed essere in grado di reagire prontamente ai cambiamenti repentini: due correnti opposte si scontreranno, se prevarrà una o coesisteranno non c’è dato saperlo, ma sicuramente si affermerà una grande ondata ideologica che detterà le sorti della nostra epoca.

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