Dico “NO” ad una riforma vuota
Dico “NO” ad una riforma vuota

Dico “NO” ad una riforma vuota

di Emanuele Scavuzzo, iscritto GD Prato

Al referendum voterò No, nonostante la direzione del Partito a cui appartengo spinga verso il .
I motivi di questa scelta sono molteplici, ma voglio partire con una premessa: trovo questo referendum costituzionale fondamentalmente inutile. Sì, inutile, perché a prescindere dal risultato non vedo nessuno sforzo da parte delle forze politiche in campo di migliorare la rappresentabilità dei cittadini, e al contrario ad essi viene proposto un quesito a loro lontano spacciato per una “battaglia per il popolo”.

Il taglio dei parlamentari è da sempre una battaglia del MoVimento 5 Stelle, l’ennesima cavalcata populista e antipolitica che sembra fatta senza pensiero, semplicemente per fomentare un sentimento “anti-casta” nella popolazione da trasformare in elettorato facile. Insomma, il loro solito. Il Partito Democratico approva il taglio in quanto parte dell’accordo di Governo, una scelta che trovo infelice ma comprensibile: su qualcosa bisogna cedere per mandare avanti le proprie posizioni.

Il nocciolo della questione sta nella già citata rappresentabilità del popolo, e nelle modalità in cui avverrebbe il taglio in caso di vittoria del Sì. È vero che, comparandoci agli stati europei che adottano un modello simile al nostro, siamo quello con maggior numero di Parlamentari, ma questo non è intrinsecamente né giusto né sbagliato. Viene arbitrariamente assegnato un parlamentari per numero X di cittadini da rappresentare. Averne di più significa idealmente maggiore possibilità di rappresentazione in politica, e su questo si radica il mio voto per il No. E qui arriviamo a un punto fondamentale. L’argomento portato avanti di un’ipotetica maggiore qualità derivante dal taglio è puramente fittizio. Il motivo sta nell’attuazione del taglio: entrerà in vigore al primo scioglimento delle Camere dopo l’entrata in vigore della riforma, e quindi con le prossime elezioni. Il valore della rappresentabilità dei cittadini e la qualità dei parlamentari non sta quindi nel Sì o nel No, ma nella prossima legge elettorale. Sarà quest’ultima a decidere come e chi verrà mandato alla Camera e in Senato. Se volessimo dare un’occhiata alla proposta avanzata dalla maggioranza, troviamo una proposta di legge proporzionale (che, personalmente, preferisco di gran lunga al maggioritario) ma che non fa assolutamente niente per dare meno potere alle liste e al correntismo. Insomma, non viene dato maggior potere decisionale al popolo, a cui sostanzialmente non cambierà niente.

Rimane quindi una riforma vuota, che toglierà ai cittadini un numero elevato di rappresentanti per dar loro in cambio assolutamente niente. Anzi, no, qualcosa gli può dare: un caffè in più all’anno.

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