Riscaldamento climatico: consapevolezza e nuove tecnologie per un futuro ecosostenibile
Riscaldamento climatico: consapevolezza e nuove tecnologie per un futuro ecosostenibile

Riscaldamento climatico: consapevolezza e nuove tecnologie per un futuro ecosostenibile

Di Elisa De Filomeno per #Letteredallaquarantena

La quarantena, la riduzione di trasporti, la diminuzione della produzione industriale di queste settimane di isolamento hanno evidenziato una diminuzione della presenza e formazione di NOx e CO2 nell’atmosfera. Nei prossimi giorni sarà ancora più chiaro l’impatto sulla qualità dell’aria in seguito a questa situazione emergenziale.

Sorgono quindi spontaneamente delle domande: era necessaria una tale emergenza per provare l’esigenza della riduzione dell’inquinamento? Dove è mancato lo Stato regolatore? La cittadinanza era consapevole che, prima dell’emergenza Coronavirus, ne stavamo già attraversando un’altra che merita altrettanta attenzione?

Una delle risposte, quando si parla di consapevolezza e responsabilità dei singoli cittadini, è la scuola. In questo periodo che ci dà anche modo di analizzare varie problematiche del mondo che ci circonda, è stato d’obbligo fare una riflessione sulla scuola e come questa incida sulla consapevolezza delle persone come parti attive e non solo passive di un sistema di produzione e consumo non più sostenibile.
L’istituzione scolastica non dovrebbe avere come unico obiettivo la mera formazione didattica degli alunni, ma anche quella, forse più importante, di educare e formare futuri cittadini rendendoli più consapevoli, anche sul tema ambientale.
Siamo di fronte all’emergenza di tutelare una natura consumata sia dagli interessi economici, che non si fermano neanche davanti a disastri preannunciati, sia dall’aggravarsi del surriscaldamento globale che hanno portato a terribili tragedie ambientali e umane.
L’Australia e il Sud America sono state sconvolte da incendi di entità mai vista prima che hanno causato danni economici e ambientali incalcolabili.
Il surriscaldamento globale è un fenomeno molto sottovalutato: colpisce con spietata forza soprattutto le zone più povere dove non ci sono strumenti economici e tecnologici adeguati per contenere i danni, lontane dalla nostra quotidianità ma non per questo meno reali.
Se per esempio l’innalzamento del livello del mare può essere contrastato a Venezia da un sistema meccanico, il MO.S.E., un vero e proprio prodigio (si spera) dell’ingegneria moderna da quasi 7 miliardi di euro, è facile immaginare quali drammatici disastri causerà a poverissimi villaggi africani dove si lotta per avere cibo in tavola e dove cifre come miliardi di euro sono solo un lontano miraggio.
Simile discorso per la piaga della desertificazione: di certo non moriremo di fame in Europa dove al più sarà un danno di natura economica, tuttavia le zone che già soffrono la fame nel mondo pagheranno un prezzo ben più alto.
Come dice il proverbio: piove sempre sul bagnato (e purtroppo piove sempre meno dove ce ne sarebbe davvero bisogno).
La situazione è grave ma non irrimediabile: ognuno di noi può dare il proprio contributo per salvaguardare il meraviglioso pianeta blu e abbiamo l’imprescindibile dovere morale di preservarlo nel migliore dei modi affinché le future generazioni possano beneficiarne della sua bellezza come abbiamo avuto la fortuna di poter fare noi.
I piccoli gesti quotidiani alla portata di tutti sono le solide fondamenta su cui basare una società ecosostenibile: fare la raccolta differenziata, evitare sprechi di acqua, scegliere prodotti al supermercato più “eco-friendly”, preferire l’utilizzo di mezzi pubblici o bicicletta (o gambe) dove possibile come alternativa alla macchina e per quest’ ultima considerare (se il portafoglio lo permette) alternative più “green” come ad esempio l’elettrica.
Ed è proprio responsabilità del sistema scolastico, oltre che dei genitori, insegnare le buone abitudini a tutela dell’ambiente fin dalla più giovane età dei bambini.
Ancora oggi la sensibilità ambientale rimane molto limitata nonostante le innumerevoli campagne informative abbiano fatto del loro meglio per presentare il problema con obbiettività e in tutta la sua gravità.
A mio avviso infatti spesso il problema non è solamente la disinformazione, bensì il disinteresse, una chimera di irresponsabilità, menefreghismo e pura pigrizia. Ad esempio tutti sanno che è segno di inciviltà buttare il mozzicone di sigaretta per terra ma, per pigrizia e sicuri della loro impunità, molti perseverano in tale triste comportamento. Per far smettere di buttare le sigarette per terra bisognerebbe multare adeguatamente i responsabili. Allo stesso modo è molto importante ricompensare anche solo simbolicamente il volontariato ambientale, le persone si sentono molto gratificate nel vedere il loro sforzo nel rendere il pianeta un posto più pulito riconosciuto ufficialmente.
La scuola ha un ruolo importantissimo nella società, essa forma i cittadini del futuro. E’ quindi fondamentale sensibilizzare i giovani alle tematiche ambientali attraverso corsi teorici e laboratori pratici. In particolare, ritengo quest’ultimi siano essenziali per apprendere le giuste abitudini di vita e per potere verificare sul campo la bellezza di una natura più pulita.
Purtroppo in Italia non esiste una materia d’insegnamento riguardante in modo specifico l’educazione ambientale. Reputo invece necessaria l’istituzione della materia “educazione ambientale” seguendo le linee guida proposte nel 2009 dal MATTM (ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare) e il MIUR (ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), le quali rappresentano uno strumento da cui partire per l’insegnamento di tale materia.
Tra i vari temi proposti vi sono per esempio: tutela delle acque e del mare, tutela della biodiversità: Flora e Fauna, gestione dei rifiuti, “green economy” e il dissesto idrogeologico.
Solo così avremo una comunità formata da cittadini responsabili verso il proprio territorio e proiettati verso lo sviluppo sostenibile.
Una cittadinanza che, se formata, saprebbe affrontare in modo critico il momento storico che stiamo vivendo.

In un momento in cui molte persone sono state costrette a riadattarsi a limitare i propri spostamenti e la produzione industriale si è ridimensionata si rende evidente – gli ultimi dati ESA lo dimostrano – che qualcosa per ridurre l’impatto ambientale può essere fatto, che non è tutto perso. Non bisogna perdere l’occasione scaturita da questo disastroso evento, che nel suo male ci ha mostrato che si può fare qualcosa per migliorare le condizioni ambientali e frenare l’inesorabile riscaldamento globale. Non sarà servito a niente se dopo ciò non ci sarà una riflessione su come le alternative tecnologiche, informatizzate ed ecosostenibili messe in campo in questa fase critica possano essere sfruttate, in futuro, a favore della riduzione dell’inquinamento. Perché questo non significa regressione, ma sviluppo sostenibile.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

http://www.nextprato.it/
X