Ri·ge·ne·rà·re: il nostro progetto, da Prato in Toscana
Ri·ge·ne·rà·re: il nostro progetto, da Prato in Toscana

Ri·ge·ne·rà·re: il nostro progetto, da Prato in Toscana

di Francesco Bellandi, Responsabile Sviluppo GD Prato 

 

e Maria Logli, Responsabile Integrazione e politiche sociali GD Prato

L’interesse per le problematiche relative alla città e ai cittadini e l’impegno nell’elaborazione di politiche locali sembrano apparentemente riguardare ambiti disciplinari diversi. L’urbanistica in quanto tale viene spesso concepita come distante da altri ambiti disciplinari e quindi riflessioni in materia vengono escluse dall’analisi di problemi relativi alla città, intesa come spazio comune. Tuttavia, non vi è tema che sia sconnesso dallo spazio entro il quale un fenomeno avviene, e non vi è dinamica che non risenta, seppur in minima parte, dell’influenza del territorio e del luogo. E’ per questo che quando portiamo avanti una riflessione politica, anche su temi apparentemente scissi dall’urbanistica, tentiamo sempre di inserirla in un quadro più ampio: ogni idea e proposta dev’essere coerente con una visione organica complessiva ed interdisciplinare. Per questo vorremmo iniziare a raccontare le proposte che come Giovani Democratici stiamo portando avanti, racchiuse nel documento Prato Lab sulla riqualificazione urbana approvato dalla direzione provinciale del Partito Democratico il 7 Ottobre 2016. Con questo articolo tenteremo di spiegare in modo più approfondito come si collochi la nostra proposta in un quadro metropolitano e regionale, e come concepiamo le linee guida della rigenerazione urbana.

Da Prato Lab:“Quando studiamo una città, ci accorgiamo che sono due le concezioni che possono rappresentarla: possiamo usare il termine urbs, che è la città fisica, le sue strutture e i suoi edifici; e possiamo definirla civitas, ossia l’insieme della vita che la caratterizza, i suoi abitanti e le loro attività. Questi due fondamenti e la loro interazione fanno la polis, l’intera città, un po’ come il corpo e l’anima fanno un essere umano. Oggi la grande sfida del mondo contemporaneo è far convivere queste due espressioni per definire una città. Laboratorio Urbano. In Italia e in alcune realtà della Toscana possiamo riscontrare una carenza di servizi adeguati alla società contemporanea, da quelli socio-sanitari a quelli relativi alla mobilità; abbiamo pochi luoghi d’incontro per la collettività e per la vita sociale, spazi pubblici dedicati al contatto umano con il fine di recuperare l’interazione tra persone reali e non tra contatti su smartphone; vi sono scarse opportunità e possibilità di fare impresa e di lavoro. Queste sono solo alcune delle immagini che ci raccontano la condizione delle nostre città, partendo dall’analisi dalle grandi aree urbanizzate, non solo nelle periferie.

Ecco perché è fondamentale ricucire le nostre urbanizzazioni: questo concetto non si limita al senso costruttivo e materiale, ma arriva anche a toccare il tema della società e della cittadinanza. Gli abitanti, infatti, hanno un valore fondamentale ed un ruolo portante nelle riflessioni che ruotano attorno al concetto di urbanistica.

“La valorizzazione degli spazi residuali come opportunità per la città inclusiva è un tema multidisciplinare, dall’urbanistica alla sociologia passando inevitabilmente per il design e le arti in generale; sono interventi di agopuntura urbana e si chiamano Pocket Park, luoghi residuali che devono essere individuati e fatti diventare spazi di aggregazione e valorizzazione sociale.”

Pensiamo il percorso di Riqualificazione urbana come un Laboratorio, un’interazione quindi tra più soggetti in campo, che fanno parte però dello stesso Progetto per giungere insieme ad un obiettivo comune: la città contemporanea; un laboratorio partecipato dai cittadini, dalle associazioni culturali ed etniche, dai professionisti e dai bambini: anche questi ultimi devono essere ascoltati, e possono, con la loro ingenua irrazionalità, stimolare idee, ispirare valutazioni, indirizzarci verso il progresso. Vogliamo dunque pensare una città a misura umana e che si avvicini alla società. Con la politica si può cambiare e reindirizzare la città verso la comunità, e allo stesso modo con l’architettura e l’urbanistica possiamo guardare verso gli abitanti e le loro necessità. Una visione ampia che metta a sistema multidisciplinarietà e competenze con lo scopo finale di recuperare quel rapporto oramai lesionato tra Architettura, Società, Politica. Vogliamo guardare a spazi ed edifici abbandonati. Riguardo alle fabbriche, ad esempio:

Saranno comunque fabbriche, ma non avranno più la funzione di fabbricare oggetti: saranno fabbriche di idee, di ricerca, di studio, di innovazione. Là dove si produceva materiale, oggi si devono produrre arte, idee, benessere, socialità, integrazione, multiculturalità e altro ancora

Questo per noi è il concetto di contemporaneità, e si inserisce in una visione più ampia di rigenerazione che parta dal recupero e dia nuova vita a ciò che è già presente, facendogli acquisire nuovi significati e più attuali funzionalità.

I principali interventi devono partire da opere di recupero e restauro di edifici di valore storico e culturale così da valorizzare il patrimonio. Questo non deve essere fatto con lo spirito di mettersi in concorrenza con le altre città, ma, al contrario, in connessione con queste.”

In Toscana ci sono migliaia di aree ex industriali o di produzione manifatturiera in degrado o in stato di abbandono, che si trovano dall’interno della città storica alla periferia. Guardiamo a parchi e giardini pubblici in condizioni di degrado, dovuto alle scarse operazioni di manutenzione, illuminazione o della situazione di chi le vive. Vogliamo inserire, tra le possibili soluzioni sociali e di ritaglio urbano, l’idea di spazi pubblici e verdi per quei luoghi detti “non luoghi” dei quartieri dormitorio e dell’epoca della cementificazione. Per arginare e contrastare questo progressivo declino accelerato dalla crisi economica la rigenerazione urbana è la necessaria direzione in cui dobbiamo dirigerci. A proposito di questo, è necessario creare un sistema comune che veda protagonisti non solo gli enti territoriali presi singolarmente, ma soprattutto quelli regionali e nazionali. Ciò ci permetterebbe di avere un quadro comune in cui poter agire con omogeneità. Attualmente questa azione di valorizzazione e riqualificazione, che va dai singoli edifici ai quartieri, è attuata dai cittadini attraverso comitati, associazioni, cooperative che prendono in gestione aree e spazi per renderli costantemente vivi e ricchi di iniziative. L’anello fondante per questo sono progetti di recupero e di riuso, senza dimenticare il riciclo degli inerti in caso di eventuale demolizione. Senza dimenticare la Sostenibilità che significa rendere possibile oggi qualcosa che sarà utile per la società e le generazioni del domani, in un’ottica di miglioramento e di sostegno al futuro e alle possibilità di progresso senza danno alla vita.

Abbiamo a disposizione un ventaglio variegato di risorse a cui attingere: dai programmi di finanziamento europei, al programma straordinario di interventi nelle periferie promosso dal Governo. Per questi motivi, noi dobbiamo stimolare ed esigere dalla nostra Regione e dai Governi sul territorio un’attenzione particolare al tema e al finanziamento di progetti in questo ambito. Il progetto di reversibilità urbana ha obiettivi più importanti di quelli legati al destino dei luoghi fisici e quindi tangibili, e ha come scopo la creazione di un sistema di relazioni umane e sociali che consente a una comunità di riconoscersi in valori condivisi e di prendersi cura degli spazi in cui vivono nonché di chi li abita. Progettare e promuovere la rigenerazione urbana richiede, innanzitutto, di saper dare una lettura dei luoghi rispetto ad indicatori e parametri demografici, come la dimensione dell’agglomerato urbano e la popolazione in ottica della densità, ma anche a parametri socio-culturali ed economici, dalla multietnicità e la multiculturalità all’analisi della condizione economica generale e specifica di certe realtà. E’ quindi necessario che le amministrazioni Locali o i Circoli sul territorio del Partito e dei Giovani Democratici facciano un Database grazie al quale si individuino aree con le caratteristiche e le potenzialità precedentemente descritte, per potere quindi, secondo le linee guida Generali, fare progetti di reversibilità e riqualificazione urbana.

La rigenerazione urbana e la reversibilità degli spazi sono centrali in “Prato LAB”. L’importanza dell’adozione di queste strategie a livello pratese risiede anche nel fatto che queste hanno un valore che non si limita al livello locale, ma si colloca all’interno di un ragionamento sviluppato nell’ottica dell’area vasta; le proposte rivolte ad essa devono, a loro volta, essere declinazione di una prospettiva regionalista da un lato, e rispondere al disegno generale che valorizza le dimensioni provinciali dall’altro. Questo primo approfondimento su Prato LAB sarà seguito da altri articoli tramite i quali spacchetteremo e racconteremo il nostro lavoro.

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