Patrick Zaky libero!
Patrick Zaky libero!

Patrick Zaky libero!

Di Francesco Natali, iscritto GD Prato

 

Nonostante i ripetuti appelli di associazioni e esponenti di partito, Patrick Zaky pochi giorni fa ha subito un’udienza farsa con la quale è stata prolungata la sua detenzione per ulteriori 45 giorni.

Ma facciamo chiarezza: Patrick George Zaky, 27 anni, studente e ricercatore egiziano presso la sede dell’Università di Bologna, è stato arrestato all’aeroporto de Il Cairo lo scorso 7 Febbraio, mentre rientrava in patria per poter far visita alla propria famiglia, residente nella cittadina di Monsoura a 150 km dalla capitale.

Dopo l’arresto, per le successive 24 ore, le tracce del ricercatore sono svanite nel nulla, e nemmeno i familiari avevano sue notizie.

Poche ore dopo si diffonde la notizia tramite tutti gli organi di stampa locali che il ricercatore Patrick George Zaky sia stato arrestato, bendato e ammanettato dalla polizia egiziana con le accuse di “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”, che abbia subito un interrogatorio di 17 ore in aeroporto e sia stato portato nella cella di sicurezza del commissariato Monsoura-2 in attesa di processo.

L’accusa che pende sul suo capo è direttamente legata al fatto che Zaky sia un attivista per i diritti umani in Italia e si sia schierato politicamente sui social network; per questo viene considerato un elemento sovversivo per il governo egiziano che vuole metterlo a tacere. Patrick inoltre si è fortemente dichiarato a favore della tutela dei diritti LGBTQIA+ per i cittadini del suo paese anche se, tutt’oggi, dichiararsi appartenenti o difensori dei diritti della comunità LGBTQIA+ in Egitto significa subire una sentenza la quale stabilirà quasi certamente, secondo le norme del diritto penale egiziano, la detenzione, in quanto oggetto di reato penale.

Ciò è dimostrato dalle dichiarazioni fatte dallo stesso prigioniero al suo avvocato, Hoda Nasrallah, la quale riporta che gli agenti della sicurezza nazionale egiziana gli abbiano chiesto ripetutamente quali siano i suoi legami con l’Italia, i motivi del suo comportamento sovversivo e i suoi contatti con Giulio Regeni, ricercatore dell’Università di Cambridge assassinato nel 2016 al Cairo, in circostanze sospette e non ancora chiarite.

Come Giovani Democratici, attraverso la pubblicazione di questo articolo non permetteremo che le luci su questa vicenda, ingiusta e lesiva dei diritti umani, vengano spente.

Questo articolo è solo un nostro atto di denuncia che si aggiunge ad una lunga serie di doverose prese di posizione, che continueranno finché Zaky non verrà liberato immediatamente e non riacquisirà pienamente i propri diritti fondamentali, almeno in Italia tutelati con normativa costituzionale.

Patrik è uno studente e ricercatore universitario egiziano che ha scelto, nel pieno delle sue facoltà, di costruire il proprio futuro nel nostro paese, baluardo della democrazia e capofila nel rispetto dei diritti dell’uomo diversamente dal suo paese di origine, che negava tutte queste possibilità.

Nei mesi scorsi, in piena quarantena, nelle strade di Roma è spuntato un murale raffigurante Giulio Regeni e Patrick abbracciati, con Giulio che gli sussurra: “Questa volta andrà tutto bene”, noi non possiamo che augurarcelo come compatrioti di Zaky.

Zaky, stremato e vinto psicologicamente, continua a dichiarare la propria innocenza e ad implorare pietà verso i propri aguzzini i quali, non avendo affatto un briciolo di quella pietà, continuano a torturarlo instancabilmente, tanto che lo stesso studente ha chiesto al suo legale difensore di poter essere visitato da un medico legale, al fine di mettere agli atti del processo le violenze subite e quindi la violazione dei diritti umani del quale è stato oggetto e del quale dovrà risponde pienamente l’Egitto.

Amnesty International, organizzazione impegnata a livello mondiale nella difesa dei diritti dell’uomo, continua a chiedere con voce urlante la libertà di Zaky e minaccia che le manifestazioni e la solidarietà espressa nei confronti del giovane non si fermeranno fino a quando ritroverà la libertà.

Noi affermiamo invece che si debba mettere in campo ogni forma di protesta civile e diplomatica al fine di riportarlo in Italia, nella sua università, a Bologna, garantendo la piena attuazione del principio di libertà e “vera” giustizia!

Noi siamo pronti a lottare e a gridare a pieni polmoni:

Libertà per Patrick George Zaky!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

http://www.nextprato.it/
X