Materie inutili per sognatori incalliti
Materie inutili per sognatori incalliti

Materie inutili per sognatori incalliti

di Laura Maria Cinquini

“Che scuola fai?”

“Liceo Classico”

“Ah, brava sì, è dura eh? E poi? Cosa farai dopo, l’università?”

“Sì, pensavo di sì. Il settore umanistico è quello che più mi piace, ma ancora non ho deciso”

Cala il silenzio. Ricevo il solito sguardo sconsolato e solidale, e poi, immancabile, la solita risposta: “Capisco, ma pensa al tuo futuro. Non è meglio fare qualcosa che ti darà un lavoro certo?”

Risposta che per me equivale a dire: se continui su questa strada finirai barbona in un vicolo buio.

E a questo punto cosa devo fare? Cosa devo rispondere?

Irritata come sono sfilano davanti alla mia mente mille e mille risposte a tono che troncherebbero di netto la conversazione: però sarei scortese e quindi penso, come far capire a questa persona che quelle robe inutili per lei sono per me essenziali? Che io già vivo di storia, filosofia, arte, latino e greco? Panico.

Già, non è così semplice spiegarlo.

Il problema principale sta nel fatto che viviamo in una società materialista, dove il mantra di ogni cittadino rispettabile è: lavora, produci, guadagna e porta il pane a casa.

E queste materie tanto “teoriche” sono, secondo tale ottica, inutili perché non produttive.

Forse che dallo studio della filosofia mi uscirà un bel vaso di terracotta? Dalla storia un I-phone di ultima generazione? Dal latino un milione di euro? (Eh, magari, così non sarei sempre al verde).

Ovviamente no. Ma sta proprio qui il punto: queste materie “teoriche” hanno in realtà risvolti “pratici” considerevoli, solo che questo loro aspetto è più nascosto e non si manifesta subito: non ti danno la capacità di produrre qualcosa di tangibile sul momento, però, silenziose, lavorano sulla tua anima e sulla tua mente, e le fortificano. Esse sono, per così dire, una scuola di vita.

Storia, filosofia, arte, latino e greco, ti insegnano, infatti, la preziosa “arte dell’arrangiarsi”, ossia tramite esse impari ad imparare, qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, anche da solo: invero, essendo puro ragionamento, queste materie necessitano sempre di un approccio critico, logico ma anche flessibile e aperto, oltre che di diverse ore di studio e notevoli sforzi fisici e mentali.

E i loro più preziosi risultati, dopo tutto ciò, sono, non a caso, la costanza, l’impegno e il ragionamento: e quale lavoro in questo mondo non richiede almeno una di queste qualità? Anzi, quale persona può concedersi il lusso di non adoperare tali qualità a fronte delle numerose difficoltà della vita?

Ma le materie umanistiche insegnano anche molto, molto di più: insegnano ad apprezzare la bellezza, a capirla e a proteggerla; insegnano a non fermarsi alla superficie delle cose ma ad andare in profondità; insegnano a rispettare l’Uomo in quanto universo di pensieri, sensazioni, emozioni.

Le materie umanistiche spingono le persone ad andare oltre il “materiale”, oltre i loro limiti, oltre le loro paure: le materie umanistiche, insomma, sono il motore forte e sano di qualunque sognatore, di chiunque voglia dare un significato, uno scopo più alto, alla propria vita.

Ecco, ora forse so cosa rispondere: “Il punto è che io non voglio sopravvivere, ma vivere. Voglio continuare a scoprire me, gli altri e il mondo, senza pormi confini e con la consapevolezza che sarò in grado di realizzare me stessa ovunque il destino mi spingerà. Forse sarò una politica, forse un avvocato, forse un’ingegnere o magari una semplice operaia: non lo so, ma voglio lasciarmi aperte tutte le possibilità, pensando che comunque avrò i mezzi per fare ciò che desidero. Pertanto, no, rimango della mia idea”.

Mi sembra di essermi spiegata abbastanza bene, oltretutto senza fare i miei soliti discorsoni: soddisfatta aspetto dunque una risposta.

“Va bene, va bene. Buona fortuna”. Traduzione: finirai barbona in un vicolo buio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

http://www.nextprato.it/
X