La politica è immaginazione: l’importanza delle materie umanistiche
La politica è immaginazione: l’importanza delle materie umanistiche

La politica è immaginazione: l’importanza delle materie umanistiche

di Stefano Ciapini

In questa piccola grande palestra politica che sono i Giovani Democratici di Prato ultimamente parliamo di materie umanistiche. Lo facciamo perché crediamo nel loro valore, lo abbiamo ribadito già anche in altri articoli: non si tratta di studi inutili, non si ha a che fare con materie vuote, morte. La letteratura è brulicante di emozioni d’ogni tempo; l’arte fa trasparire stati d’animo che ci penetrano dritti nell’anima; la filosofia ci apre lo sguardo su quel grande universo che è la mente umana, con tutti i suoi angoli nascosti.

Senza nulla togliere alle materie scientifiche, parimenti importanti, le discipline umanistiche sono il pane della nostra anima, della nostra immaginazione.

Se non avessimo mai conosciuto La coscienza di Zeno, per dirne una, non avremmo mai colto pienamente alcuni reconditi aspetti dell’animo umano. Se non ci fossimo mai fermati ad ammirare il Viandante sul mare di nebbia non saremmo mai stati colpiti da quel senso di immensità interiore ed esteriore che l’opera fa percepire. Se non avessimo letto La dialettica dell’illuminismo non avremmo potuto riflettere sugli sviluppi della società del dopoguerra e le sue derive.

Ciò che sviluppiamo è una grande, grandissima immaginazione, uno strumento che, qualcuno dirà, serve ben poco a persone che puntano a diventare grigi politici che si destreggiano tra numeri, comizi, conti.

In realtà la politica è una delle perle prodotte dalle discipline umanistiche, perché non si tratta semplicemente di esercitare la propria dialettica, la politica non è solo un puro esercizio di stile, la politica è prima di tutto immaginazione.

Senza la potenza della mente umana la politica non avrebbe prodotto tutto ciò che nella storia ha creato: dimentichiamoci per un attimo del suo lato oscuro e ricordiamoci di cosa ha significato fare politica per l’essere umano dall’antica Grecia sino ad oggi.

Senza gli slanci immaginativi di grandi uomini non avremmo mai avuto certe costituzioni virtuose, certi diritti, certe istituzioni, certi sistemi che ci garantiscono il benessere ed altri che permettono il buon vivere della società.

L’immaginazione umana ha permesso alla politica di raggiungere risultati tangibili di cui oggi forse non ci rendiamo bene conto o che diamo per scontati. La padronanza mentale stimolata da certi tipi di ragionamento ha permesso alla comunità politica di evolversi, e sarebbe un dramma se questo processo andasse arrestandosi.

Additare le discipline umanistiche come inutili significa dare dell’inutile a tutto ciò che esse hanno contribuito a sviluppare, è un errore in cui non si dovrebbe mai incappare. Non bisogna mai scordarsi di quello che una disciplina genera, perché valutarla così, “di pancia”, non ci porta che a denigrare quanto abbiamo di più prezioso.

Ed oggi, in un’epoca in cui la politica sta un po’ perdendo la credibilità agli occhi dei cittadini, occorrerebbe invece un nuovo slancio d’immaginazione, quella stessa immaginazione libera che quando è stata interpellata è sempre riuscita a trovare un modo ingegnoso di risolvere i problemi e volgere verso il progresso. C’è bisogno di immaginazione oggi più che mai per risolvere le questioni che attanagliano gli stati occidentali, occorrono scelte coraggiose e un pizzico di spregiudicatezza. I politici hanno una grande vocazione: inventare la e per la società. Non devono solo ridursi a far tornare i conti, a fare discorsi, a comparire, devono avere l’inventiva necessaria per poter creare qualcosa di nuovo e buono per tutti gli esseri umani. Oggi più che mai serve l’immaginazione che le discipline umanistiche donano per poter creare qualcosa di straordinario.

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