Lavoro parasubordinato: parliamone coi sindacati
Lavoro parasubordinato: parliamone coi sindacati

Lavoro parasubordinato: parliamone coi sindacati

di Silvia Gianotti, responsabile organizzazione dei GD Prato

Quando pensiamo alla tematica del lavoro è inevitabile ci passino davanti tutte le preoccupazioni che la sua ricerca comporta, che la possibilità di una sua perdita provoca.

Specialmente (ma non solo) per noi giovani questo è un argomento spinoso, sia per chi c’è già dentro, e sta cercando di muovere i primi passi in un mondo tanto nuovo rispetto a quello scolastico, sia per chi sta ancora formandosi al meglio, con la speranza di trovare un giorno il suo posto nel mercato del lavoro.

“Mercato del lavoro”, che brutta espressione: come se la nostra energia lavorativa fosse merce da mettere a disposizione, come se non fossimo semplicemente persone, stanche di essere considerate numeri, figuriamoci beni sul mercato.

La nostra è una generazione che si è trovata a fronteggiare un momento di crisi tra i più difficili degli ultimi cent’anni. La recessione che ne è seguita ha fatto sì che le nostre aspettative di benessere non potessero essere superiori a quelle che avevano i nostri genitori, e la precarizzazione del mercato del lavoro certo non ha aiutato.

Il panorama lavorativo è cambiato rispetto a trenta o quarant’anni fa, e di conseguenza devono cambiare gli occhi con i quali guardiamo a questo universo. Quello che non deve mutare è però l’attenzione al soggetto debole del rapporto di lavoro: questo risulta evidente in particolare nel rapporto di lavoro subordinato, nel quale il lavoratore dipendente si trova in una situazione di soggezione rispetto al datore di lavoro, che per mezzo dei poteri che gli sono riconosciuti (direttivo, di vigilanza e soprattutto disciplinare) può incidere a fondo sulla sua condizione.

Un’area da sempre considerata grigia è però quella del cosiddetto lavoro parasubordinato: dobbiamo dare atto al Jobs Act di aver cercato di far rifluire una buona parte delle collaborazioni coordinate continuative sotto la disciplina (e la tutela) del lavoro subordinato, in particolare quando si tratti di una collaborazione cosiddetta eterorganizzata: esclusivamente personale, con modalità di esecuzione temporali e di luogo organizzate in maniera stringente dal committente.

Insomma, lavoro subordinato di fatto sotto una veste di lavoro “autonomo”, ma anche estrema facilità per i lavoratori autonomi, d’altra parte, di dichiarare molto meno di quello che sia il reale reddito percepito, attraverso autodichiarazioni da accettare come atto di fede. Non è giusto generalizzare, fortunatamente esistono persone oneste, ma non è possibile lasciare tutto ciò alla buona volontà e all’etica individuale.

Ci sono senz’altro numerose questioni sulle quali è giusto aprire un dibattito con le parti sociali, e noi Giovani Democratici abbiamo la ferma intenzione di farlo; riteniamo che un confronto con le associazioni sindacali sia indispensabile, perché è l’unico mezzo per comprendere pienamente quale sia la reale situazione che i lavoratori si trovano a fronteggiare in questo periodo e dare l’importanza che meritano alle istanze che da loro provengono, in particolare in un territorio come quello pratese, che ha peculiarità e difficoltà proprie.

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