La “Pacchia” è di chi sfrutta
La “Pacchia” è di chi sfrutta

La “Pacchia” è di chi sfrutta

Francesco Bellandi, Resp. Integrazione GD Toscana, Sviluppo GD Prato

Aksel Fazio, Coordinatore tavolo Lavoro GD Prato

Quando scegliamo di comprare qualcosa pensiamo al prezzo che ci viene proposto. In condizioni di crisi economica rinunciamo spesso alla qualità del prodotto, caricando i costi sulla manodopera, chiudendo un occhio davanti a diritti e legalità. Ogni volta che consumiamo dobbiamo responsabilizzarci, pensando a come sia possibile quella cifra così conveniente. Pomodori, arance, vestiti, giochi che compriamo a prezzi irrisori e fuori mercato, non sono gentili concessioni di chi produce o grandi capacità imprenditoriali di razionalizzare i costi: più probabile che si tratti di merci prodotte in un sistema illegale, basato sullo sfruttamento della manodopera di chi, in condizioni di disagio, si prostra al “capo”. Tutta la società è dunque complice dello sfruttamento dell’immigrazione, così come tutta la società è complice dei flussi migratori. Non possiamo ignorare il fatto che i paesi occidentali sfruttino economicamente ancora oggi i territori da cui provengono i migranti, lucrando sul loro “arretramento” economico. Tutti, per un prezzo più basso, accettiamo che praticamente non esista una garanzia sulla tutela della legalità in una filiera. Chi accetta quelle condizioni di lavoro sbaglia, abbassando gli standard sulla richiesta generale di paga e tutela, ma la posizione di svantaggio, di esclusione e disagio ne fa spesso l’unica opzione per entrare nel mercato del lavoro. Accade a immigrati e Italiani, più e meno istruiti. Fatica, lavoro, sangue e sudore solo per arrivare ad un altro giorno di fatica, lavoro, sangue e sudore. Nessuno dovrebbe vivere così. Eppure gli sfruttati vengono indicati come le cause di tutti i mali, e la loro morte trova sempre una giustificazione.

60 metri. Un campione olimpionico perde circa 6 secondi per correrli. Sacko in quei 60 metri perde 29 anni. Si dice che stava rubando, che è stata vendetta.  Sacko era un sindacalista, cercava di rappresentare un sottomondo invisibile di sfruttamento. Negli ultimi anni abbiamo assistito al rafforzamento degli individualismi, perdendo così il potere contrattuale in ogni trattativa. La logica è chiara, abbattere i costi. Noi abbiamo accettato tutto questo, alimentando un sistema di concorrenza al ribasso, fino al punto in cui non possiamo rifiutarlo , fino al punto in cui offriamo noi stessi al ribasso.

Il Governo del cambiamento, o meglio della “restaurazione”, aggredisce solo chi è in una posizione politica e giuridica che non permette di difendersi: tutela o tace sugli sfruttatori, lucra e specula sugli sfruttati. Quando parliamo di “Pacchia”, noi pensiamo alla Pacchia di chi sfrutta i lavoratori ed evade le tasse, pensiamo alla Pacchia di quegli Italiani, ma non solo (Prato insegna con i cinesi) che ingrossano i loro guadagni sullo sfruttamento e l’abuso di potere nei confronti dei più deboli. Nella guerra tra poveri c’è qualcuno che accetta sempre condizioni peggiori e questo spinge a non uscire dal sistema. Noi vediamo, in questo mondo di estenuante competizione, la Pacchia dei caporali che reclutano i più deboli per lucrare su lavori gravosi e poco pagati, la Pacchia dei proprietari che pagano in nero, di coloro che sfruttano situazioni di marginalità, di chi abusa della posizione di forza in cui si trovaCon il neoliberismo abbiamo accettato che la perdita dei diritti fosse necessaria pur di mantenere il “lavoro”, abbiamo accettato che i contratti fossero divisi in migliaia di forme; per il “bene” del mercato abbiamo permesso che la possibilità di essere rappresentati (tutti) per gli stessi problemi venisse meno. Abbiamo accettato che i diritti sul lavoro e per il lavoro fossero più negoziabili di altri. Dobbiamo contrastare questi fenomeni con rigore, colpendo al centro del problema, educando al consumo e alla legalità, producendo norme che favoriscano l’emersione degli abusi. Oggi la Pacchia non è di chi muore per pochi euro al giorno, di chi versa in condizioni di sfruttamento. Dobbiamo opporci ad un governo di destra che si dimostra classista e razzista, che marca le diseguaglianze per portare ai margini i più deboli. Bisogna lavorare invece per espandere i diritti e valorizzare la collaborazione tra gli individui. Un circolo vizioso tra perdita dei diritti e disagio economico si è insinuato nella società ed il centrosinistra ha il dovere di farsi carico di questo problema, il dovere di far capire che in fondo il problema è di tutti ed è lo stesso: diritti, giusta paga, equità, pari opportunità, dignità.

Diceva Lorenzo Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”

Solo un centrosinistra popolare e comunitario, che basi le sue politiche sull’espansione dei diritti sociali, legalità ed equità può riuscire a tutelare i reali bisogni degli Italiani.

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