I Gd Prato incontrano Casa Francesco – Campagna d’ascolto sulla povertà
I Gd Prato incontrano Casa Francesco – Campagna d’ascolto sulla povertà

I Gd Prato incontrano Casa Francesco – Campagna d’ascolto sulla povertà

 
Di Martina Alviano
 
Campagna d’ascolto
Il tavolo Politiche Sociali dei Giovani Democratici di Prato prosegue il suo suo percorso sulla povertà, per prendere coscienza del bisogno e della varietà delle risposte, da quelle che provengono dal mondo politico a quelle dell’associazionismo. Questa volta abbiamo incontrato Casa Francesco, per ascoltare l’esperienza di questa realtà unica in Toscana dalla sua nascita e per confrontarci con il Responsabile della struttura, Corrado Caiano.
 
Casa Francesco 
Lunedì 7 Maggio 2018 abbiamo incontrato Corrado, Direttore dell’Oratorio Sant’Anna e Responsabile di Casa Francesco; la struttura, ci ha spiegato, è pensata per ospitare gratuitamente padri separati -o che stanno attraversando la separazione- e che hanno problemi economici.  E’ una possibilità transitoria dalla funzione di tutela del ruolo genitoriale maschile, il primo a traballare in condizioni difficili nelle famiglie che attraversano un divorzio e che hanno problemi economici, anche a causa dell’impossibilità di frequentare i figli, se non raramente e in spazi neutrali come centri commerciali.
Perché un Oratorio decide d’investire sul ruolo genitoriale in momenti di destabilizzazione economica e familiare? Perché al centro dell’interesse sono comunque i figli.
Uno dei requisiti per poter accedere a questo servizio, infatti, è che i figli siano minorenni; tale parametro decade nel caso di disabilità degli stessi.
Perché il ruolo maschile è il più interessato da questo fenomeno? Tendenzialmente, anche se ora molto meno, si tende ad affidare il bambino alla madre. Tuttavia questo non sempre va a favore della crescita serena del minore. Inoltre, per problemi economici, i figli e i padri insieme hanno meno opportunità di svolgere attività insieme. Un termine coniato da uno degli ospiti della casa per definire chi vive questo disagio è “babbomat”: il rischio, infatti, è proprio quello che la diminuzione di possibilità economiche si accompagni ad un allentamento del rapporto tra padre e figlio. Ecco perché si è deciso di mettere a disposizione una piccola televisione nella camera: per consentire al padre e al figlio di svolgere insieme almeno un’attività in intimità.
Ultimamente, comunque, si cerca di tendere all’affido condiviso, anche perché le madri lavorano di più e cercano meno l’esclusività dell’affidamento.
 
Nascita del progetto
Il progetto nasce nel 2015, dopo che Corrado conclude un Master come consulente familiare a Milano; nello stesso periodo arriva l’esortazione di Papa Francesco a recuperare gli immobili della Chiesa per metterli a disposizione delle persone in difficoltà. Inoltre nel Rapporto della Caritas del 2013 viene annoverata tra i “nuovi poveri” la categoria dei padri separati.
Tutto ciò conduce a proporre alla Caritas un progetto in via sperimentale. La Caritas mette a disposizione un immobile, che Corrado gestisce con l’aiuto di sua moglie.
La Casa apre nel 2015, dopo una ricerca durata un anno e mezzo che vede i coniugi impegnati nella conoscenza delle sperimentazioni preesistenti in Italia, che li ha portati a trovare un punto di riferimento nel progetto avviato a Fano.
Casa Francesco mette a disposizione 4 camere con tv, lavanderia, cucina armadio e bagno personale. La scelta della cucina è sia pratica (per le cucine e per i bagni nelle sperimentazioni avviene la maggior parte dei litigi) sia educativa (dover cucinare per se stessi spinge a rendersi autonomi).
 
Il Regolamento
Per ora sono una Onlus, ma se i decreti attuativi verranno varati diverranno un’Associazione di promozione sociale.
La Casa ha un Regolamento che i padri devono rispettare. Ci sono soprattutto due punti che creano difficoltà: il coprifuoco alle 23.30 e il divieto d’introdurre all’interno della camera una nuova relazione, per rispetto delle altre persone all’interno della struttura che è comunque adibita a fini specifici che esulano da quello della ricostituzione delle relazioni a tutto tondo. Le madri possono vedere la casa e gli spazi per capire dove starà il figlio nel tempo che passerà dall’ex coniuge o ex compagno.
Durante l’incontro iniziale vengono subito precisate la natura temporanea dell’alloggio, sia per un fatto di necessità di ricambio del servizio sia per aiutarli nel comprendere che devono rendersi autonomi, e l’impossibilità di paragonare le situazioni e i percorsi tra utenti accolti: è infatti importantissima la particolarità di ciascuna situazione, parametro per valutare sia l’eventualità di abbreviare o prolungare una permanenza, sia la possibilità di ridurre il contributo mensile, che ammonterebbe a 150 euro.
Documentazione richiesta: residenza nella Provincia di Prato; situazione di separazione o divorzio; almeno un figlio minorenne (requisito che decade nel caso di handicap); ultima busta paga; reddito dell’anno precedente; eventuali denunce o pendenze. Su quest’ultimo punto fino ad oggi ci si è accontentati di un’autocertificazione, ma in seguito a problemi riscontrati l’autocertificazione non sarà più sufficiente.
 
Convenzione e collaborazioni con enti pubblici
Ad oggi non c’è alcuna Convenzione con il Comune perché nel tracciare l’identikit delle persone che potevano essere accolte si è optato per non selezionare padri con pendenze giudiziarie o con particolari dipendenze, vulnerabilità o patologie, che richiederebbero altre professionalità e risorse.
Casa Francesco è una struttura il cui primario obiettivo è di far mantenere il padre attivo nel proprio ruolo genitoriale. La Convenzione pertanto non è stata stipulata proprio per evitare l’inserimento di persone in altre situazioni. Il 30-40% dei genitori che hanno fatto richiesta o che sono inseriti nella casa sono passati dai Servizi Sociali, dunque c’è comunque una buonissima collaborazione con gli altri enti.
 
Principali problemi
Le principali difficoltà riscontrate nell’accoglienza di queste persone sono legate al fatto che un individuo in condizioni d’insicurezza sociale raramente ha un disagio univoco. Sono il lavoro e la condizione psicologica le due problematiche più gravose. Altre complicazioni sono state dovute all’omissione d’informazioni rilevanti come denunce, o a mancanza di fiducia nel rapporto tra l’ospitato e l’ospitante.
 
Accoglienza in casa o condominio solidale?
Ad oggi sono stati inseriti 9 babbi. Da circa due settimane si sono liberati tutti e quattro i posti letto perché il percorso fatto con i precedenti inquilini li ha portati a cercare insieme un altro appartamento. Casa Francesco, privilegiando la forma dell’accoglienza in casa che consenta sia spazi di privacy sia momenti di condivisione, li ha condotti per un anno a sperimentare la conoscenza reciproca e il tentativo di stabilizzare la propria situazione economica, consentendo loro di fare il passaggio al condominio in autonomia.
Nel tempo passato a cercare sperimentazioni, la coppia che oggi gestisce Casa Francesco ha riflettuto sulla possibilità di seguire il modello dei condomini solidali, privilegiato a Roma e Milano, concludendo che non era la forma d’accoglienza che avrebbero voluto adottare. Un condominio solidale, oltre ad essere complesso da gestire per la mancanza di possibilità di controllare che non si inneschino meccanismi di subaffitto o altre attività, secondo Corrado porta con sé alcuni rischi: innanzitutto il padre non comprende fino in fondo la natura temporanea dell’alloggio e si adagia nella nuova situazione riscontrando più difficoltà nel darsi una disciplina e nel rendersi autonomo; inoltre mettere insieme persone con le stesse problematiche porta alla ghettizzazione in uno spazio che diviene riconoscibile per la presenza di determinata categorizzazione. L’accoglienza di poche persone alla volta in una sola struttura, appoggiata su impianti sociali preesistenti, entra in relazione con il contesto sociale e con la rete di relazioni circostanti. Ecco perché hanno optato per questa forma, che si adatta agli strumenti a disposizione e agli obiettivi che il progetto persegue.
 
D’ora in poi 
La Casa è nata per segnalare un problema e la necessità anche politica di occuparsene: ha voluto essere per essere “segno e simbolo”, per usare le parole di Corrado. Attualmente si sono fermati per riflettere sugli esiti di questa sperimentazione, per pensare alla possibile replicabilità dell’esperienza, per ipotizzare modifiche e migliorie. L’idea sarebbe quella di proseguire con strutture piccole con qualcuno dentro che potenzialmente è disponibile ad aiutare in caso di difficoltà. Ecco perché un’accoglienza diffusa e mista può essere un esempio da replicare.
Un’interessante innovazione che si prospetta è quella di creare una continuità tra la persona che esce da una struttura e la nuova struttura; chi ne esce, avendo già fatto un’esperienza, potrebbe svolgere il ruolo di tutor.
 
Riflessioni conclusive
Già oggi l’Oratorio fornisce a ogni babbo che entra nella casa 3 incontri con una psicologa nel tentativo di fornire un’assistenza più completa.
Le domande che sono arrivate non sono quante ne erano state previste, e secondo Corrado questo dipende dal fatto che persiste un senso di vergogna per il netto cambiamento di stile di vita e status sociale che accompagna la crisi economica della persona.
 
L’esperienza di Casa Francesco restituisce alla nostra città e all’intera Regione sia un interessante caso di studio, in quanto sperimentazione che si spera abbia poi un seguito, sia un servizio importante per il nostro territorio, al quale sia la Caritas che i Servizi Sociali si appoggiano. 
 
Laboratori come quello di Casa Francesco devono aiutarci a comprendere il ruolo e la dignità di quelle realtà che suppliscono ai vuoti della politica con strumenti propri, e a valorizzare il patrimonio di esperienze e di messa in rete che ancora oggi l’Associazionismo produce.
Allo stesso tempo, esempi come questo mettono in luce la necessità di un interessamento profondo e di un intervento politico lungimirante sul tema della povertà, partendo dal mettere in campo strumenti e risorse per un aiuto efficace e inclusivo rivolto a persone in condizioni di esclusione, indigenza, marginalità e vulnerabilità a tutto tondo, da quella economica a quella relazionale, passando per la povertà d’informazione, per le patologie e le dipendenze. Con le dovute professionalità coordinate dall’ente Comunale e con il supporto, l’esperienza e lo spirito di servizio di chi inventa progetti e risposte come quella di Casa Francesco, crediamo che sia possibile mettere a sistema una struttura di aiuto che non lasci indietro nessuno. Ed è in questi casi che emerge la ricchezza delle possibilità territoriali. 

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