I GD Prato incontrano l’Associazione La Pira – Campagna d’ascolto sulla povertà
I GD Prato incontrano l’Associazione La Pira – Campagna d’ascolto sulla povertà

I GD Prato incontrano l’Associazione La Pira – Campagna d’ascolto sulla povertà

La campagna d’ascolto

ll tavolo Politiche Sociali dei Giovani Democratici di Prato ha iniziato il suo percorso interrogandosi sul tema della povertà, sulle forme in cui essa si manifesta e sulle difficoltà nel dare una singola interpretazione del problema in un contesto socio-lavorativo sempre più frammentato e complesso.

Crediamo in una politica responsabile che in un periodo storico di forti dinamicità e destabilizzazione sociale dia risposte ai problemi della comunità senza capri espiatori, misurando il benessere della società non concentrando l’attenzione su chi la traina, ma su chi ne resta escluso.

La nostra città è una realtà laboratoriale per l’intervento, anche per la peculiare eterogeneità della popolazione che la abita: per comprendere meglio la povertà a Prato ed avere una base su cui studiare delle proposte, abbiamo deciso di continuare la riflessione insieme a chi offre aiuto, somministra servizi, conosce il bisogno.

 

Associazione La Pira Onlus: il servizio

Il primo incontro è avvenuto il 28 Marzo.  Elena Pieralli è la Presidente dell’Associazione La Pira Onlus, che dal 1984 offre gratuitamente il servizio della Mensa per i poveri e dal 1987 anche l’Asilo Notturno. Elena ci ha accolti nella struttura in Via del Carmine 16/18 e ci ha illustrato il funzionamento della Onlus.

“L’Associazione vive grazie al volontariato, abbiamo circa 100 volontari e 7 dipendenti. L’entrata maggiore arriva dal Comune di Prato. Il servizio che riusciamo a offrire è a bassa soglia e aperto a chiunque. Non occorrono requisiti o caratteristiche particolari.” La Presidente continua raccontandoci che a Prato l’investimento più alto è sul sociale, fatto che testimonia un’attenzione particolare alla problematica, ma che è anche indicatore di quanto sia rilevante il bisogno.

“Lo scopo dell’Associazione La Pira è dare un posto letto e da mangiare a chi ne ha bisogno. Ruotano intorno all’Associazione tante realtà con le quali c’è collaborazione e supporto reciproco. L’Associazione riesce a rispondere alle richieste che le vengono fatte: l’offerta e la domanda sono bilanciate. Questo, però, anche perché noi risponde ad una parte del problema.”

La Presidente Pieralli ci spiega l’importanza del servizio che viene elargito gratuitamente e mette a nostra disposizione dei dati: nel 2017 la Mensa ha offerto in tutto 50694 pasti divisi per 1402 utenti, classificabili così: gli utenti stranieri residenti sono stati 520, gli stranieri non residenti 477, gli italiani residenti 178, gli italiani non residenti 177; dei restanti 50, tutti residenti in Provincia, 13 sono italiani e 37 stranieri.

Per quanto riguarda l’Asilo, nel 2017 il servizio è stato assicurato 7001 volte a 125 utenti (contro 101 del 2016), tra i quali primeggiano i 74 stranieri non residenti sui 19 italiani residenti e 17 stranieri residenti. Si vede dunque come la popolazione straniera sia particolarmente esposta a questo genere di vulnerabilità.

 

Povertà e cronicizzazione: i limiti di un approccio assistenziale

Questo genere di aiuti, per quanto fondamentali, non possono essere l’unica risposta al problema della povertà nella sua organicità, che diviene mancanza di capabilities, ovvero impossibilità di accedere ai contesti sociali, culturali, lavorativi, ai servizi e alle informazioni: una crescente esclusione.

In Italia un problema rilevante da analizzare parlando di povertà è l’abitudine all’assistenzialismo.

Se da un lato ci sono persone che sono vittime di situazioni che le impossibilitano e le ostacolano nell’uscire da dinamiche psicologiche, psichiatriche o da dipendenze, per cui un percorso di autonomia non può prescindere da altri strumenti di supporto, dall’altro ci sono persone che, anche in mancanza di questi problemi, hanno difficoltà a mantenere un posto di lavoro. I corsi di formazione, infatti, possono essere una risposta interessante, ma a conclusione di essi e senza un accompagnamento la persona fatica a trovare un lavoro o a mantenerlo, poiché ha cronicizzato la propria condizione. Il volontariato sociale ha un ruolo fondamentale e ci sono servizi aggiuntivi il cui obiettivo è quello di restituire dignità alla persona (ad esempio, il Progetto Sorrisi è portato avanti da alcuni dentisti che si sono messi in moto per dare consulenze gratuite; alcuni parrucchieri hanno dato la loro disponibilità), e questo sopperisce nell’immediato. Tuttavia non è sufficiente ad aiutare gli utenti a ricostruire una progettualità per il proprio futuro.

 

Oltre le competenze di Asilo e Mensa: possibili servizi complementari di affiancamento o accompagnamento

Proprio per le varie difficoltà che le persone incontrano nell’uscire dalla condizione di povertà, si possono provare a immaginare servizi complementari a quelli di asilo e mensa. Le categorie di coloro che si affacciano alla mensa sono varie. Servirebbero servizi differenziati per bisogni differenziati. Alcuni utenti richiederebbero delle preparazioni specifiche se ci fosse modo di contribuire ad accompagnarli fuori dalla loro situazione oltre. Quello che l’Associazione può fare, ad esempio, con soggetti fragili, può essere una segnalazione agli enti competenti. Il ruolo dell’Associazione è di offrire loro il minimo indispensabile. Tuttavia si potrebbe partire da qui, ma dovrebbero esserci delle persone qualificate in grado di interagire con loro; gli assistenti sociali, ad esempio, potrebbero avere un ruolo di ponte tra servizi sociali specifici e casi di bisogni immediati scollegati dalla società. Simili operazioni non possono essere svolte dai volontari, con i quali i fruitori della mensa solitamente non gradiscono il contatto. Da una parte c’è il rischio di avvicinamenti inadeguati perché i volontari non sono formati per il recupero sociale, dall’altra si forza una persona che potrebbe aver fatto il passo di chiedere aiuto a parlare delle proprie storie costellate di errori, sconfitte e fallimenti in modo gratuito e senza continuità.

 

Le persone raggiunte, quelle non raggiunte e gli approcci possibili

Ci sono molti utenti e molte storie differenti: dagli stranieri con permesso di soggiorno a quelli senza permesso perché scaduto da anni, o italiani non residenti in città o senza fissa dimora privi di residenza.

Casi difficili da affrontare sono quelli dei fuoriusciti da centri d’accoglienza o sistema Sprar senza documenti né possibilità di essere regolarizzati, in particolare ragazzi sub-saharaiani allontanati dai centri.

In mancanza dei documenti principali come regolarità o rinnovo possono utilizzare la Mensa ma non l’Asilo notturno, per cui neppure una realtà con uno sguardo diretto sulla povertà come La Pira ha veri contatti con i più disperati. In mancanza di qualsiasi cosa viene comunque fatto loro il sacchetto: un pasto è sempre garantito. Esiste la possibilità di chiedere la residenza con modalità di residenza fittizia, ma in Associazioni relativamente piccole come La Pira è molto complicato. Tuttavia a Prato esiste la domiciliazione fittizia, un’opportunità per chi presenta determinati requisiti tra i quali la presenza stabile in città.

Attualmente ci sono 21 posti letto, che bastano per quelli che hanno i requisiti richiesti. Il problema è laddove mancano i documenti. Gli “invisibili” non sono raggiunti neanche dal nostro servizio. Forse nei mesi invernali ci sono periodi critici, ma generalmente bastano. Esistono poi persone che non entrano in dormitorio per motivi di dignità e abitudine (persone che fino a pochi giorni prima vivevano nella propria casa, come padri separati che non si sentono accomunati da niente con le altre persone del dormitorio) e altri che invece sono abituati all’opposto, una vita senza regole e tempi, che non vogliono sottostare alla regola del lavaggio prima di dormire o alla sveglia di prima mattina.

Il dormitorio è solo per uomini, anche perché le donne non chiedono un posto letto quasi mai. La Caritas aveva aperto due anni fa un dormitorio femminile ma poi è stato chiuso perché non c’erano richieste. Non c’è niente di similare al dormitorio maschile La Pira attualmente rivolto alle donne: in mancanza di minori, sono una categoria abbastanza scoperta. Tuttavia ci sono centri per donne che hanno subito violenza o che escono da situazioni particolarmente complicate.

 

Politica: piano locale e manovre nazionali

A livello di amministrazione locale, verso l’Associazione c’è sempre stata prontezza nel rispondere. Per quanto riguarda le manovre nazionali, gli ultimissimi strati della società difficilmente vengono raggiunti. Pensando a misure come il Rei, il Reddito di dignità e il Reddito di cittadinanza, per certe persone possono certamente aiutare, soprattutto per le famiglie in difficoltà, ma nel breve periodo. Le persone hanno disagi trasversali per i quali hanno bisogno di essere accompagnate per lunghissimi periodi da team con competenze differenziate.

Troppo spesso grandi progetti e finanziamenti regionali investono su assunzioni di un anno che non hanno alcuna continuità e che statisticamente non producono risultati. Non servono grandi misure ma va reso efficace, organico e funzionale ad un percorso verso la fuoriuscita dalla soglia di rischio-povertà ciò che già abbiamo.

La Pira ha persone titolari di Borse lavoro (misure volte ad aiutare persone in difficoltà che hanno perso il lavoro e che non arrivano a fine mese). Se una persona con Borsa lavoro (180€) avesse anche un sostegno per bollette o simili potrebbe essere un ulteriore rattoppo, ma ancora una soluzione di breve periodo. Bisognerebbe davvero fare una selezione e distinguere, ad esempio, tra quelle persone che con un aiuto possono tenersi fuori dal circuito delle povertà (è spesso il caso delle famiglie in difficoltà o dei padri separati), e adottare altre modalità per persone che hanno delle difficoltà più profonde e il cui mezzo richiesto non è esclusivamente monetario.

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