Io, ancora non italiana, mi rivedo nella parole di Andrea Orlando
Io, ancora non italiana, mi rivedo nella parole di Andrea Orlando

Io, ancora non italiana, mi rivedo nella parole di Andrea Orlando

di Dahabo Hussein, Giovani Democratici Prato

Mi chiamo Dahabo Hussein e dal mio nome potete dedurre che io non sia italiana e che sia strano che una quasi ventenne si interessi alla politica italiana. No, non è così strano, se uno è volto a vedere il cambiamento nel mondo; non è strano se uno è stanco di sentirsi dire sempre le stesse cose; non è strano se uno crede che per cambiare le grandi cose bisogne cambiare le piccole cose.

Andrea Orlando mi ispira fiducia, è un volto nuovo, e un po’ mi sento come lui, mi sento nuova, perché insomma, ho solo 19 anni, mi sento come lui perché sono determinata a cambiare le cose, mi sento come lui perché lui come me vuole cambiare le cose e non lo fa limitandosi alle lamentele. L’Italia è un paese democratico e solo di fronte ad un partito democratico che si scioglie si può vedere, perché nella democrazia non bisogna stare zitti quando una cosa non va bene a qualcuno, nella democrazia prevale lo scambio di opinione, di conseguenza ognuno non solo ha il diritto di dire la propria opinione, ma anche il dovere di farlo. L’Italia è un bellissimo paese pieno di risorse come dice Orlando nella sua mozione. Ma l’Italia dimostrerà la sua bellezza solo nelle peggiori delle situazioni.

Dopo la discussione che ha portato alla scissione nel nostro partito, noi Giovani Democratici abbiamo fatto un bellissimo percorso di incontri, di confronti e di pura democrazia sul PD che vorremmo. E’ lì che si è visto la bellezza dell’Italia, di fronte ai confronti dei giovani democratici, dove emergeva da ognuno la volontà di convincere che la propria opinione fosse la più giusta, ma con la sensibilità che però ognuno ha avuto nei confronti dei propri compagni nell’ascoltare e nell’applaudire e nel ribattere con rispetto alle opinioni diverse.

Sinceramente io fino a 6 mesi fa ero Anti-Politica, finché nel 4 novembre del 2016 non ricevetti un messaggio dal segretario dei GD , Marco Biagioni, chiedendomi se potevano fare un’assemblea alla mia scuola, visto che ne sono rappresentate. Da lì Biagioni non mi ha fatto respirare e ha fatto tirare da dentro di me quella volontà di cambiare le cose, quell’odio profondo che ho verso il mondo che è ingiusto e sbagliato. Biagioni e tutti i ragazzi dei GD mi hanno fatto innamorare della politica. Noi giovani vogliamo cambiare le cose, e abbiamo bisogno di un suolo sicuro sotto di noi, e non un suolo pronto a dividersi in due al primo problema. Noi abbiamo bisogno di un Partito democratico, unito, forte , progressista e pronto ad assicurarci la realizzazione dei nostri sogni, cioè vedere il mondo cambiare in piccoli parti.

Con tutto ciò che sta succedendo nel mondo, noi non possiamo permetterci di essere divisi, anzi, dobbiamo essere pronti ad abbracciare ogni difficoltà insieme, pronti ad scattare insieme. Andrea Orlando è quello che promette nella sua mozione, cioè UNIONE. Perché la unione fa la forza.

Ma ricordiamo sempre che se c’è una scissione è perché qualcuno non è stato ascoltato, ed è un grande errore politico e democratico. Come facciamo a guidare l’Italia se non siamo neanche capaci di guidare un partito? Orlando propone una mozione che propone un PD che discute, ma sopratutto una volontà di ricucire ogni crepa che si è formata nel tempo, nel PD e tra il Partito e la società. Parla di voler organizzare le istituzioni, non dimentichiamoci che la risorsa più importante di uno stato sta nei giovani, quelli che oggi sono scoraggiati dall’andamento economico e politico del nostro sistema.

Parla del cosiddetto “problema migratorio” e la gestione di esso all’interno non solo del’Italia ma anche nel resto d’Europa. Il mondo ha bisogno di persone come Andrea Orlando per andare avanti, soprattutto da una parte c’è Donald Trum pronto a bombardare innocenti, e dall’altro Vladimir Putin alleato con Assad e sono pronti anche loro a bombardare di armi chimici sui medesimi innocenti. Abbiamo bisogno di un segretario che sappia dividere l’incarico della segreteria da quello del governo così da dedicare più tempo al partito, per evitare eventuali scissioni future

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