Con Matteo Renzi: una piccola battaglia identitaria
Con Matteo Renzi: una piccola battaglia identitaria

Con Matteo Renzi: una piccola battaglia identitaria

di Francesco Sanna e Matteo De Liguori
In un post-crisi che tarda a stabilizzarsi in una crescita economica solida, pare che i giovani italiani siano incapaci.
Ingenui nel cogliere occasioni lavorative che hanno il dono dell’ambiguità: molteplici per chi occupato lo è già, chimere per chi invece le cerca. È una spaccatura simbolo di una generazione che non riesce ad affermarsi e che fugge all’estero abbandonando la barca che, nonostante le falle, continua a galleggiare.  Inutile negare l’evidenza dei fatti. Fra le grandi zavorre (corruzione ed evasione fiscale alle stelle) emerge proprio la percentuale dei “NEET” (ndr “Not Engaged in Education, Employment or training”), al 21%, composta non da quei ragazzi che il lavoro lo cercano, ma da quegli scoraggiati che ormai hanno abbandonato la speranza.
 
È la delusione il sentimento da prendere più in considerazione di questi tempi. La delusione nata dalla sconfitta del 4 Dicembre, dalle politiche giovanili che non hanno inciso, che non hanno fatto entusiasmare, che hanno formato un esercito di disillusi, gettati a capofitto nel teatrino del moVimento, che appare oggi come unica salvezza e panacea per tutti i mali che affliggono l’Italia. “
 
Apparire” però è il termine giusto, perché la ricetta pressapochista, benaltrista e populista non fa altro che alimentare le tensioni sociali, generando divisioni invalicabili, senza però formulare la soluzione risolutiva ai problemi esistenti.  Il periodo che stiamo vivendo però esiste a tutti gli effetti, ed è un “limbo” al quale sembriamo condannati.  Da alcuni anni è cresciuto in tutta Europa il numero dei cittadini che hanno la percezione di aver perso il controllo del proprio destino, di essere in balia di forze incontrollabili che non permettono loro di scegliere autonomamente per il loro futuro.
 
La politica tradizionale – non prendiamoci in giro – ha tardato a rispondere a queste esigenze. Questo è appunto il filo che unisce l’ascesa del moVimento 5 Stelle in Italia, del Front National in Francia, e degli altri partiti nazionalisti europei.  Adesso come mai finora c’è bisogno di tornare a credere nella politica e di riaccendere il Pathos sepolto nella cenere degli ideali del ’57. È necessario partire da un’autocritica sugli errori commessi, per rimettersi in piedi con più vigore e convinzione, portando avanti quello spirito riformista che ci ha sempre contraddistinti, con la testa in Italia ed il cuore in Europa.
Fondamentale rimane l’unità di intenti e di Partito, per difendere i temi che ci siamo impegnati a portare a compimento.  L’Europa è e deve rimanere l’orizzonte strategico delle nostre sfide.
Amiamo definirci la “Generazione Erasmus”, senza comprendere fino in fondo le responsabilità che questa nomea comporta. Non solo italiani, spagnoli o greci quindi, ma europei.
 
Entrando nel merito della mozione Renzi – Martina, voglio citare alcuni passi simbolo di questa visione, come quando afferma che “non si tratta di imbastire una guerra ideologica tra chiusura e apertura ma di far vivere nel concreto del dialogo sociale e della prassi del governo quella alleanza tra libertà e protezione, tra opportunità e fragilità, […] ricerca di sicurezza e benessere, bisogno di appartenenza e di cooperazione”.
 
Tappe importanti ci attendono, ma possiamo girarci indietro ed essere orgogliosi dei risultati che abbiamo portato a casa: dalla prima legge ispirata allo “Ius soli” al “Dopo di Noi”, puntando su Green Economy e sostenibilità per l’ambiente.
 

Il Job’s Act è stato un passo importante nella giusta direzione per indebolire disoccupazione e lavoro nero, con lo sblocco di eventi ed infrastrutture chiave per il nostro paese, come la Variante di Valico e la Salerno-Reggio Calabria, senza dimenticarsi dei diritti civili con la “Legge Cirinnà” o dell’istruzione con la “Buona Scuola”.

“È su queste basi che chiediamo per Matteo Renzi e Maurizio Martina un mandato per cambiare l’Italia e l’Europa, per costruire un Partito “pensante” che contribuisca a questo scopo, con un leader che si candida a guidare dapprima la nostra comunità politica e poi il governo del paese. Avanti, insieme”.

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