Intervista ad un futuro cittadino
Intervista ad un futuro cittadino

Intervista ad un futuro cittadino

di Stefano Ciapini, responsabile attualità Giovani Democratici Prato

Ci auguriamo sempre che possa aprirsi uno spiraglio a favore della discussione parlamentare sullo Ius Soli. Ci battiamo per questo, seppur nel nostro piccolo, affinché tutti coloro che si sentono italiani possano esserlo a tutti gli effetti, e possano godere di quei diritti di cui noi, abituati alla cittadinanza dalla nascita, non ci rendiamo neanche conto.

È molto utile, oltre ad esprimere il nostro punto di vista, dar voce a quelle persone che beneficerebbero molto dello Ius Soli e dello Ius Culturae. E badate bene, non si tratta di persone che ci “invaderanno”, come una certa politica racconta, ma di persone amiche che sono già in mezzo a noi, che vivono, mangiano, studiano, pensano come noi. C’è una grande differenza fra le cose come sono adesso e le cose come sarebbero con l’attuazione di questa legge.

Cercando di riflettere in questa direzione, voglio riportare qui l’intervista ad Augusto, un mio caro amico originario del Brasile di 21 anni, che attraverso la sua esperienza ci racconta le infinite difficoltà nelle quali un qualsiasi straniero potrebbe incappare cercando di ottenere la Cittadinanza italiana.

Allora Augusto, parlando di Ius Soli, Ius Culturae e cittadinanza mi è venuto spontaneo di pensare alla tua storia. Avrei una domanda prima di tutto: quando sono nati in te l’interesse e l’esigenza di divenire cittadino italiano a tutti gli effetti?
Sono arrivato con la mia famiglia dal Brasile ormai nel lontano 2002, all’età di sei anni, e di certo all’epoca non mi ponevo il problema della cittadinanza. Le difficoltà infatti si sono palesate soltanto nel 2015, quando i dieci anni di residenza necessari per poter richiedere la cittadinanza erano già passati abbondantemente, e finalmente potevo portare avanti la cosa in maniera autonoma. Infatti, visto il parere non incoraggiante di mia madre, ho potuto intraprendere questo percorso solo una volta giunto ad un’età tale da poter prendere questa decisione in maniera indipendente. La mia volontà era quella di ottenere la cittadinanza del Paese a cui sento di appartenere, ma questa cosa non è stata possibile. Recandomi in comune il funzionario mi ha dato una bella notizia: molti dei documenti necessari di solito non sarebbero serviti in quel preciso periodo, come ad esempio il certificato penale e di nascita tradotti in italiano, ma avrei dovuto sbrigarmi perché a distanza di pochi mesi questa procedura sarebbe stata cambiata. Così ho iniziato a raccogliere quello che mi serviva nel più breve tempo possibile, ed ecco il primo intoppo: il certificato di residenza storica, documento fondamentale, dovevo recuperarlo sia ad Agliana, mio attuale comune di residenza, che a Firenze, dove avevo vissuto per 5 anni. Naturalmente l’intoppo non era tanto questo, quanto che arrivato a Firenze mi è stato comunicato di non risultare residente dal 2002. “Lei è residente qua dal 2006 al 2007”, mi dicono… ma ero vissuto lì un sacco di tempo!

Come è andata avanti poi questa faccenda?
Io e mia madre abbiamo cercato di chiarire la questione, ed è venuto fuori che fino al 2006 risultavo incluso nel suo permesso di soggiorno. Appena arrivati in Italia non potevamo cogliere questa sottigliezza burocratica, e nessuno ovviamente ce l’aveva fatta notare, fatto sta che il documento di residenza non includeva automaticamente anche me, ma solo lei.
Dunque, pur essendo passati già abbondantemente i 10 anni necessari per poter ottenere il mio diritto di cittadinanza, avrei dovuto aspettare ancora. Beffato da… una svista burocratica, se così si può definire.

Tutto rimandato, dunque. Ti sarai messo l’animo in pace…
In realtà no. Ho deciso di tornare dal funzionario del Comune portandomi dietro qualsiasi documento che attestasse la mia permanenza in Italia fra il 2002 ed il 2006: iscrizioni a scuola, pagelle, referti medici, iscrizioni a campi estivi e tanto altro, ma niente: giù al Ministero accettano solo quello specifico documento. Quindi si, dopo aver fatto questo mi son messo l’animo in pace.

In questo periodo, però, ci stai provando di nuovo?
Sì, adesso posso riprovarci, e lo sto facendo, solo che le procedure burocratiche sono cambiate: adesso è necessario farsi spedire dal Consolato italiano del Brasile i miei certificati di nascita e penale tradotti ed autenticati. Ma non è una cosa affatto immediata! Devi per forza avere qualcuno laggiù che segua queste procedure, pertanto devi fare una delega, che però deve essere autenticata dal Consolato brasiliano qui in Italia! Il tutto va compiuto entro tempi certi, perché il timbro per fare questa cosa vale 90 giorni, tuttavia, come si capisce, è assai difficile rientrarci. E le spese economiche, in tutto questo macchinoso iter, non sono di poco conto, infatti oltre ad una quindicina di euro per la marca da bollo c’è da versare qualcosa come 200€ al Ministero dell’Interno, e non è una spesa così scontata per la mia famiglia. Posso affrontare queste ed altre spese burocratiche annesse solo adesso che mi sono trovato un impiego, fino a poco tempo fa non mi sarebbe stato affatto possibile.

In Italia ci distinguiamo sempre in quanto a burocrazia. Però le cose sembrano giungere ad un punto, sei fiducioso?
Spero davvero che non si mettano in mezzo altri problemi ed altre spese, perché perderei la fiducia e probabilmente smetterei di cercare di ottenere qualcosa che in teoria dovrebbe essere già mio di diritto. Ho veramente bisogno di un successo come questo. Incrocio le dita!

Grazie infinite ad Augusto, che ci ha fatto capire molto bene a quali difficoltà vadano incontro certi ragazzi, seppur depositari della nostra stessa cultura e dei nostri valori, cercando di ottenere la cittadinanza italiana. La legge sullo Ius Soli e sullo Ius Culturae potrebbe fare la differenza per molti ragazzi e ragazze come lui, individui che non possono continuare a rimanere invisibili ai nostri occhi.

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