Insegnateci come, quando e perché denunciare un abuso
Insegnateci come, quando e perché denunciare un abuso

Insegnateci come, quando e perché denunciare un abuso

Di Carlotta Grassi

 

Parliamo del figlio di Grillo e dei suoi amici. Parliamo di quei quattro ragazzini che “si stanno divertendo, che sono in mutande che saltellano col pisello così perché sono quattro coglioni”. Non sapevo che essere coglioni potesse giustificare uno stupro. Le cose da dire sarebbero molte, forse troppe.
Comincio col descrivere la sensazione che ho provato da donna di 25 anni, nel leggere gli svariati articoli riguardo l’argomento.
La delusione e la vergogna nell’esser rappresentata da personaggi del genere mi devasta.
Politici che solo perchè “è il figlio di…” giustificano i comportamenti abominevoli.
Lui e i suoi tre amici sono stati accusati di stupro.

Tutti coloro che giustificano quest’atto, mi chiedo se abbiano mai provato a star dall’altra parte. Dalla parte delle vittime. Mi auguro di no, altrimenti, non riesco nemmeno lontanamente ad immaginare cosa possa passargli per il cervello.
Grillo cerca di smentire, in modo poco dignitoso , la vicenda, postando un video “sfogo” sui social.
Un personaggio pubblico che, con poca dignità, decide di esporsi e di esporre alla gogna mediatica una ragazza che ha fatto la cosa più difficile al mondo: denunciare una violenza sessuale.
E lo fa sostenendo che questa sia una menzogna perché la denuncia è avvenuta dopo 8 giorni.

Questa osservazione è gravissima e piena espressione della cultura dello stupro.
Esser abusata sessualmente ti fa provar vergogna, se non addirittura schifo per te stessa. Una ragazza di soli 19 anni, abusata, non sempre trova la forza e il coraggio per parlarne. Ci sono donne che nemmeno dopo 20 anni riescono ad elaborare quel tipo di dolore e frustrazione. Nel decidere se denunciare, poi, queste donne devono anche mettere in conto la possibilità di non venire credute o di dover rispondere ad insidiose domande come “Come eri vestita? Avevi bevuto?”

Mi auguro che la poca voce data alle ragazze che hanno denunciato sia ascoltata da chi di dovere e che non si continui a nascondere lo schifo che ci sta divorando tuttx.

Vorrei una società in cui una donna non teme di subire violenza, e di subire una seconda forma di violenza, persino più crudele e collettiva, se e quando sceglie di denunciare.

E’ quello che pensano tante ragazze. E’ quello che penso da ragazza stanca e impaurita. Da ragazza con anni di terapia alle spalle per colpa di uomini così.
Se educassimo i nostri figli, i nostri uomini, i nostri fratelli al rispetto per le donne, per i loro diritti sul proprio corpo e sulla propria vita, per il loro consenso, invece di additare sempre le vittime e mandare alle donne di oggi e di domani il messaggio che sono sole, che la loro paura è fondata, questo sarebbe un mondo migliore.

Ma la vita non è un film Disney e io sono stanca di sognare.

Quindi, mi limito a dire, che no, Signori e Signore, ancora, purtroppo, non esiste un libro che si intitoli “10 modi moralmente ineccepibili, spettacolari e realistici per dichiarare alle autorità che si è state abusate”. In sostanza, nessuno sa come parlarne, come ammetterlo e soprattutto come uscirne.

Poi, vabbè, se ci mettiamo di mezzo anche padri, nonché personaggi pubblici, con una forte voce in capitolo, allora possiamo salutare la curva e andarcene a casa.
Cosa che non dovremmo mai essere costrette ad accettare.

Perché, oltre alla violenza subita, dovremmo fare i conti anche con il rimorso.

Quindi, per chi sta leggendo, consiglio solo di continuare ad indignarsi di fronte a queste violenze e di non smetter mai di farlo.

Ecco perché è sempre più importante che a scuola venga insegnata educazione all’affettività, e che i giovani uomini di domani vengano responsabilizzati e educati all’idea che non ci sarà sempre qualcuno a puntare il dito verso la vittima se si comportano in modo abusante.

Perché il pensiero per cui “se ha la gonnellina corta me lo sta praticamente chiedendo” si combatte partendo da qui.

Perché che ancora oggi si ignori il concetto di “consenso” è gravissimo.
Che ancora oggi si faccia victim blaming è inaccettabile.
Ma che sia una figura politica con una responsabilità a riproporre questo tipo di ragionamento, con tanto di solidarietà espressa da una parte e dall’altra, è davvero terrificante.

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