FdS sul caro libri: “Si limitino le nuove edizioni e la Provincia faccia un comodato d’uso sui testi”
FdS sul caro libri: “Si limitino le nuove edizioni e la Provincia faccia un comodato d’uso sui testi”

FdS sul caro libri: “Si limitino le nuove edizioni e la Provincia faccia un comodato d’uso sui testi”

di Giulia Cuzzavaglio e Marta Logli

Il tema del caro libri è da sempre uno degli argomenti più caldi nel piccolo grande mondo della Scuola italiana. Le prime settimane di settembre sono cocenti da questo punto di vista: genitori, studenti pronti ad accaparrarsi gli ultimi libri al 50% rimasti, timorosi di essere purtroppo arrivati tardi. E ‘ un tema che coinvolge tutti: studenti, famiglie, insegnanti.

Ci siamo detti che fosse giusto parlare di ciò, inserendo il tutto in un quadro certamente più ampio, che fotografa una scuola italiana che stenta ancora una volta a garantire a tutti gli studenti il libero accesso ai saperi, alla cultura. In definitiva ad un’emancipazione culturale e sociale che li veda protagonisti di una società che cambia, muta e ha bisogno della nostra immaginazione, della nostra utopia per poter finalmente cambiare marcia.

Di qui nasce il tavolo del diritto allo studio della Federazione degli Studenti per dibattere sui temi riguardanti il mondo della scuola e cercare di migliorare il sistema nella nostra (seppur piccola) realtà provinciale. Tutto ciò ascoltando il parere di coloro che vivono questo mondo in prima persona, quindi gli studenti, ma anche quello di chi li accompagna in questo percorso: famiglie e i docenti.

Un dato emerge dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio provinciale su cui non possiamo non allarmarci: 17,80% di abbandono scolastico (sebbene sceso di 5 punti percentuali nell’ultimo quinquennio). Tra i ragazzi che hanno conseguito la licenza media più tardi (che costituiscono il 13% della popolazione studentesca), ben il 56% abbandona, e tra i ragazzi stranieri fa lo stesso il 52,5% del totale . Inoltre, osservando i dati della sezione “Drop Out” sui NEET, possiamo osservare che una delle barriere principali che spingono un ragazzo ad abbandonare la scuola (e una famiglia a non investire sul suo percorso formativo) è soprattutto quella economica.

In effetti, ogni anno le famiglie devono affrontare grandi spese per il materiale scolastico e, anche se alcune hanno la possibilità di ricevere degli aiuti economici, molte fanno fatica ad accedervi anche (non solo) per scarsa conoscenza dei servizi messi a disposizione loro. Nonostante ciò, anche per una famiglia con regolare fasciazione ISEE, il problema risulta emergere ed essere costante negli anni.

Per poter capire come far funzionare meglio il sistema a Prato abbiamo pensato di partire in primo luogo informandoci su come altri Paesi europei riescono ad ovviare tale problema. È emerso che in molti Paesi, come ad esempio in Francia, una svolta positiva è stata segnata dall’introduzione delle nuove tecnologie, sostituendo libri cartacei con tablet o ebook oppure accostando l’uno e l’altro.

Ovviamente ci siamo detti che fosse importante sapere quanto il costo del materiale scolastico pesasse sulle famiglie dei ragazzi e cosa gli studenti pensassero delle nuove tecnologie. Di qui la necessità di chiederlo direttamente a loro. Dall’analisi dei dati raccolti attraverso i questionari è risultato che più dell’85% dei ragazzi di ciascuna scuola vorrebbe che i libri fossero meno cari. Risulta poi un dato evidente più di altri: più dell’88% ritiene opportuno limitare le nuove edizioni. Raggiungiamo picchi del 98,93% al Livi e del 96,17% al Copernico. Non si esita a richiedere sconti su libri di narrativa, con oltre un 90% di consenso. Infine, il ruolo delle nuove tecnologie è finalmente messo in discussione: c’è un bun 51,57% al Copernico che dice sì in maniera netta, e un altro 42,97% che se ne avvarrebbe ma come mezzo integrativo.

(Rimandiamo comunque ai grafici e al file in pdf  Sondaggio Caro Libri FdS Prato)g1g2g3g4

E’ necessario investire dunque in servizi utili allo studente pratese, perché è evidente: la voglia di vivere la scuola c’è, la voglia di farla nostra anche.

Per questo chiediamo che si limitino le nuove edizioni e si istituiscano comodati d’uso sui libri nelle scuole superiori.

La prima richiesta la facciamo perché da sempre sappiamo che ci ritroviamo a dover acquistare libri che cambiano semplicemente impaginazione e pochissimi contenuti, e sappiamo che, una volta che la vecchia edizione non sarà più in commercio per scelte editoriali, dovremo per forza di cose acquistare la nuova edizione, più cara, di cui non troveremmo ancora il libro usato al classico mercatino di settembre.

Per combattere dunque le barriere economiche che si interpongono all’accesso allo studio, occorre che i dipartimenti scolastici adottino, qualora si volesse cambiare il testo corrente, edizioni già correnti, di cui più facile sarebbe la fruizione. Sarebbe un segnale non di poco conto: un giusto compromesso fra la libertà di insegnamento dei docenti e le necessità economiche delle famiglie.

La seconda proposta, quella del comodato d’uso, si inserisce poi in una visione più globale del sistema scolastico: non lasciare indietro nessuno. E questo, per quanto riguarda la didattica e le barriere economiche, lo si può benissimo fare se istituzioni e scuole superiori stringono un patto di alleanza.

Da una parte la Provincia si farebbe garante dell’acquisto di un numero x di libri di testo, dall’altra parte le scuole superiori garantirebbero la libera fruizione di essi da parte dei ragazzi in difficoltà con il “vincolo” restitutivo alla scuola, una volta terminate le necessità.

Sono proposte, soprattutto l’ultima, che intersecano inevitabilmente tutti i mondi della scuola superiore: studenti, famiglie, insegnanti e istituzioni. È necessario che dei patti siano stretti e lo chiediamo a gran voce, consapevoli che ciò si può fare. Il fine è garantire che quel 17.80% circa di ragazzi che abbandona la scuola superiori si abbassi notevolmente. Questo non per vedere un numero diverso, un numero più basso. Al contrario, semplicemente perché potremmo affermare con un pizzico di utopia di aver cambiato il mondo. Potremmo affermare che loro, quei ragazzi lasciati a se stessi, noi studenti, abbiamo cambiato il mondo .

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