Diritti in cammino verso la mozione Renzi-Martina
Diritti in cammino verso la mozione Renzi-Martina

Diritti in cammino verso la mozione Renzi-Martina

di Stefano Ciapini, Giovani Democratici Prato

1949 – 2017: 68 anni ci separano da una data che mi ha fatto molto riflettere. Nel ‘49 veniva pubblicato un tomo che ho scovato fortuitamente qualche giorno fa tra vecchi libri impolverati. Il suo titolo era questo: Omosessualità maschile e femminile, male – cause – rimedi. Il suo sottotitolo, firmato dr. Antonio Gandin, recitava: La più strana e tormentosa psicopatia sessuale […] forse per la prima volta arditamente studiata in entrambi i sessi nelle sue varie forme, nella sua evoluzione storica, nelle sue cause psicofisiche, nei suoi effetti individuali e sociali, e in tutti quei rimedi che possono favorirne la guarigione. Parole che fanno riflettere, specialmente perché ci fanno capire ed apprezzare meglio quanto la società sia cambiata nel corso di questi 68 anni, che nel lungo cammino della storia in realtà equivalgono ad un piccolo passo. È incredibile pensare al progresso attuato dal mondo occidentale in così poco tempo. È una cosa di cui forse non ci accorgiamo: preferiamo osservare il presente piuttosto che guardare al passato, il che in una certa misura può anche essere utile, ma a lungo andare fa perdere il contatto col corso degli eventi, con ciò che eravamo e ciò che siamo diventati.

Mi piace pensare che questo genere di cambiamenti siano stati promossi da grandi politici che sono riusciti ad “educare” le masse alla tolleranza e alla fratellanza, piuttosto che alle pulsioni maligne; pensandoci bene se così non fosse, se il politico non potesse svolgere una funzione di guida della società, il suo ruolo per me non avrebbe molto senso. Oserei dire, addirittura, che senza questo scopo i politici non avrebbero altro che da svolgere una mera guida amministrativa dei propri paesi, e che uno varrebbe l’altro. Relativamente alla questione dei diritti della comunità LGBT questa bella storia non è stata la storia italiana: laddove la politica non si azzardava ad intervenire in tempo, considerando certi argomenti come tabù, era la società a doversi pian piano indirizzare da sola, guidata da grandi icone, certo, ma non dalla nostra classe dirigente. Intanto dal punto di vista normativo abbiamo mangiato la polvere di tutti gli altri Stati civilizzati. Ed eccoci a oggi: nel 2016 il Partito Democratico si è trovato costretto a recuperare questo gap affrontando il tema delle unioni civili, peraltro senza andare a colmarlo del tutto. Non si tratta solo di una mancanza normativa, bensì anche di umanità, per questo metterci una grande pezza ha significato molto, anche se sicuramente non è tutto quello che una parte della società italiana ancora chiede. Nonostante una legge portata a casa come monca si è comunque registrato un feedback positivo da parte della comunità arcobaleno, cosa da non sottovalutare: si è generata un’onda di entusiasmo incontenibile che ci ha resi orgogliosi. Come partito possiamo essere sazi? No, ma comunque possiamo essere soddisfatti dalla certezza che i cittadini  beneficiari di queste norme ci stiano confidando di sentire nuovamente vicine le istituzioni partitiche e statali, una conquista immensa per la nostra realtà politica. Il merito è di tutti noi, dai nostri assidui sostenitori ai GD fino al PD, nelle sue componenti più progressiste di partito, maggioranza parlamentare e governo: è l’esempio di come una macchina, impostando le 4 ruote motrici, possa superare qualsiasi ostacolo. Sì, perché quel qualcosa è bastato volerlo veramente per poterlo ottenere, rapportandosi concretamente alla realtà e raggiungendo con pragmatismo il massimo risultato ottenibile in questa legislatura così particolare e traballante. Inutile dire che una manciata di figure si siano distinte e siano rimaste nell’immaginario collettivo per via delle unioni civili: la grande Monica Cirinnà, la senatrice più amata a cui va il nostro affetto, spicca sicuramente su tutti gli altri, ma anche Matteo Renzi non se la cava male. Non è un’eresia affrontare tale argomento accostando queste due figure proprio nel momento in cui Monica dà il proprio sostegno ad Orlando, ricordandoci che a dicembre scriveva: “Grazie Matteo Renzi, senza il tuo coraggio non avremmo governato per 1000 giorni approvando leggi innovative come le unioni civili” per poi sottolineare qualche giorno fa: “Anche ieri, in un evento per Orlando a Firenze, ho raccontato le enormi difficoltà che ho vissuto ed affrontato, molto spesso da sola, nel lungo e duro cammino per ottenere le unioni civili e ho concluso che abbiamo la legge grazie al coraggio di Matteo Renzi e di Maria Elena Boschi che decisero di mettere la fiducia sul provvedimento”.

Comunque si diceva che Renzi, nel dare il suo sostegno alle unioni civili ha saputo unire egregiamente due elementi: in veste di segretario ha confermato la fermezza della linea di partito, in veste di Presidente del consiglio ha attuato una necessaria lettura pragmatica della situazione. Questo ha avuto un grande significato: mentre qualcuno si soffermava a discutere sul fatto che Renzi fosse troppo liberale o troppo di destra, o che avesse fatto o meno gli interessi del partito, i beneficiari della legge potevano tirare un respiro di sollievo e festeggiare. Mentre qualcuno per anni si era fermato alle parole, qualcun altro​ decideva di apportare un cambiamento tangibile, senza dover per forza attuare la visione massimale del progetto, ma proponendo comunque una risposta alle esigenze della società.

Matteo Renzi firma il decreto transitorio sulle unioni civili

Come si diceva, però, è stata una risposta tardiva. La comunità LGBT sa bene che il cammino da fare non sia completo e che i temi di cui parlare sono scottanti, ma proprio alla luce delle esperienze pregresse si decide di puntare su un percorso già avviato, quello della segreteria Renzi. Al Lingotto un gruppo di sostenitori e parlamentari PD omosessuali (come Alessandro Zan) o spassionatamente a favore dei diritti civili hanno presentato il documento Diritti in cammino, un importante endorsement per l’ex segretario PD, nel quale riceve il forte invito a confermare il supporto alla comunità arcobaleno attraverso nuove azioni tangibili. I sostenitori e firmatari del documento si presentano come Cittadine e cittadini, donne e uomini, lesbiche, gay, bisessuali, transessuali o semplicemente attente ed attenti alle tematiche dei diritti civili, che si riconoscono nella candidatura di Matteo Renzi a segretario nazionale del Partito Democratico.

Non ci si stupisca della loro fedeltà: a convincerli di Renzi sono stati la sua storia ed il suo atteggiamento. La sua storia relativa al mondo omosessuale è particolare: lui, fino a poco tempo fa scettico sulle unioni di persone dello stesso sesso, ha cambiato totalmente idea accompagnando nella lotta contro un cancro l’intima amica e collega Alessia Ballini, attivista LGBT lesbica morta prematuramente nel 2011 all’età di 41 anni; quel politico che fino al 2010 si diceva dubbioso sull’argomento nel 2016, raccogliendo l’eredità della cara Ballini, poneva la fiducia alle camere per portare a casa il salvabile della Cirinnà. È stato molto convincente, come dicevo, anche e soprattutto l’atteggiamento di Renzi, quello che “tira dritto” laddove ci siano problemi trascurabili, visto come manna dal cielo da quella parte di cittadini che necessitano di misure concrete, quelle misure osteggiate dai conservatori e dalle minoranze. Un altro tipo di segreteria non avrebbe tirato dritto e nella peggiore delle ipotesi sarebbe ancora a discuterne cercando di far conciliare tutte le più disparate vedute. Esistono molte differenti e legittime visioni, ma la discussione di queste non esclude poi il seguire una linea di partito. Non è mia intenzione difendere a spada tratta l’atteggiamento renziano che talvolta ci ha fatto anche cadere in errore, quanto piuttosto mettere in evidenza che questo stesso atteggiamento ha generato pure parecchi frutti nel corso degli eventi, se usato quando necessario. Attenzione dunque a pesare bene tutti gli aspetti dell’ultima segreteria, ed attenzione a non confondere un atteggiamento “autoritario” del segretario con un atteggiamento invece di salvaguardia della linea di partito e di tentativo concreto di dare risposte, sono due cose molto diverse. La realtà è questa: mentre ora noi ci azzuffiamo là fuori c’è qualcuno che ripensando al maggio 2016 sente ancora nell’aria il profumo di conquista di diritti civili. Chiunque prevarrà alle primarie è in questa direzione che deve continuare, perché il Partito Democratico deve essere il partito che ha a cuore queste persone, e su tale falsariga deve proporsi di rendere tutti gli individui nuovamente capaci di sognare, ma deve farlo davvero. Per fare questo le politiche a favore dei diritti civili non devono solo essere volte a rincorrere, ma d’ora in avanti dovranno puntare ad essere un’avanguardia nell’interesse di tutti.

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