DEF bocciato, riprovi al prossimo appello
DEF bocciato, riprovi al prossimo appello

DEF bocciato, riprovi al prossimo appello

Di Martina Alviano

Def, Spread , BTPD, BUND per i più sono termini sconosciuti o quantomeno incomprensibili anche se, per quanto trascurate, queste sigle influenzano costantemente la vita di ognuno.

Premesso che, parlando di materia economica, non si può trascurare il fatto che gli strumenti tecnici delle politiche economiche devono essere impiegati con le principali finalità della lotta alla povertà e della riduzione delle diseguaglianze, qui rifletterò su problematiche di natura tecnica.

Il Def è il documento di economia e finanza che ogni anno lo Stato predispone e in cui indica le entrate e le uscite previste. Tale documento rappresenta una dichiarazione di intenti che lo Stato si impegna a mantenere e che permette agli investitori stranieri e interni di capire quali sono le spese e le entrate che un determinato stato intende sostenere e le previsioni di crescita che stima di avere. In sostanza tale documento rappresenta un fondamentale strumento per la stabilità di un paese in quanto non potranno essere sostenute e previste spese o investimenti non inseriti nel Def.

Lo Spread è il differenziale tra i BTP e Bund e anche questo rappresenta un indice fondamentale da tenere costantemente sotto controllo in quanto è attraverso tale strumento che si percepisce la stabilità di un paese e l’affidabilità.

Nella vita di tutti i giorni, per coloro che non giocano in borsa, tale indice si riflette semplicemente nella non svalutazione (se lo spread è basso) del denaro e titoli detenuti in banca, se lo spread sale allora il mercato è in fibrillazione e ciò comporta una svalutazione di eventuali titoli statali detenuti, un aumento del costo del denaro che si riflette nell’aumento dei tassi dei mutui e prestiti e in un più difficile accesso al credito.

               

In questi giorni dopo la presentazione del Def, lo spread è salito vertiginosamente, arrivando a oscillare tra i 306 e i 300 punti: ciò vuol dire che la manovra sostenuta e paventata come la risoluzione di tutti i mali dell’Italia in realtà si sta dimostrando tutt’altro che buona.

I mercati l’hanno bocciata, l’Europa l’ha bocciata, il FMI ha fatto lo stesso, oltre che numerosi autorevoli economisti. Questo dato dovrebbe far riflettere chi ha predisposto tale documento inducendolo a ripensare a quanto fatto. All’università solitamente quando dai un’esame hai tre possibili esiti:la promozione, la bocciatura o l’essere rimandato all’appello successivo. L’esame del mercato ha gli stessi possibili esiti.

Il Def è stato bocciato pienamente su tutti i fronti e l’oscillare dello spread induce a riflettere sul fatto che sia giunto il momento di presentarsi al prossimo appello più preparati ovvero ripensare la manovra (DEF) prima dell’approvazione definitiva del Parlamento e la bocciatura annunciata del Mercato con la conseguente fuga degli investitori.

Tuttavia tutto ciò non sembra interessare a coloro che hanno predisposto tale manovra. I veri mali dell’Italia per costoro non sono l’aumento dello spread e la fuga degli investitori ma gli immigrati o la riforma delle pensioni e la soluzione a quelli che loro ritengono i problemi dell’Italia la trovano nel reddito di cittadinanza e nel decreto sicurezza. L’italia senza investimenti e investitori non aiuterà i propri figli a trovare lavoro e condurre una vita dignitosa, e l’assistenzialismo non è la soluzione. Rischia anzi di causare un aumento del debito pubblico e minori risorse per le casse statali, con un conseguente blocco costante del turn over pensionistico e ridotte misure per il sostegno alle pensioni minime e agli indigenti.

Ma non c’è da temere, la panacea di tutti i mali sta altrove.

Se il Def non cambia non basteranno slogan sull’immigrazione clandestina a distrarci: rischiamo di divenire un paese più povero, con minori servizi, più isolato. L’isolamento non porta investimento , non porta capitale e non porta crescita, bensì la rallenta.

L’Italia, con già 5 milioni di poveri e una ripresa che continua a scemare invece di crescere, non se lo può permettere.

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