L’attualità del male
L’attualità del male

L’attualità del male

di Stefano Ciapini, responsabile Attualità GD Prato.

Come responsabile del tavolo Attualità ho sentito il dovere di fare una riflessione. Cos’è attuale oggi? E cos’è invece vecchio, da lasciar cadere nel dimenticatoio? Si tratta di un interrogativo tutt’altro che banale. Sappiamo tutti che il passato non va dimenticato; il problema è quando si ha la presunzione di vivere in un’epoca esente dai pericoli vissuti un tempo, credendo che non ci toccheranno più a tal punto che, pur non dimenticando, ci si fa trovare col fianco scoperto. Crediamo che le cose superate non possano ripresentarsi, in una concezione della nostra storia fin troppo lineare ed ottimistica. E così è stato con il fascismo. Col fascismo abbiamo sbagliato a partire dal 1948 e continuiamo a farlo oggi. Abbiamo permesso che i malintenzionati potessero dirsi neofascisti e che potessero entrare nell’agone politico, mentre più passava il tempo e più ci convincevamo di essere stati forti ed aver chiuso quel capitolo della storia italiana per sempre. Oggi dobbiamo ricrederci e dobbiamo far fronte ad un innalzarsi a nuova vita dei seguaci della politica d’intimidazione e di violenza.

Mentre qualcuno usa la violenza deliberatamente, qualcun altro si batte contro chi denuncia il nuovo fascismo perché tale termine, “fascismo”, sarebbe anacronistico e scientificamente errato. È una battaglia però del tutto inutile e, suppongo, in malafede. “Il fascismo nel 2017 non esiste più, è scorretto parlarne”: è questo il leitmotiv di chi sminuisce la pericolosità di certe azioni. Non so se discorsi di questo genere qualcuno li faccia anche pensando di portare un beneficio al dibattito, alla ricerca di una correttezza scientifica e politologica tuttavia tanto puntigliosa quanto fuori luogo. Al di là dei nomi parliamo di ormai conclamati fenomeni di squadrismo, violenza ed intimidazione. Si fa i pignoli? Allora non chiamiamolo fascismo, chiamiamolo… Pinco Pallinismo. Ed analizziamolo questo Pinco Pallinismo: si tratta di un fenomeno estremamente attuale, figlio di una situazione sociale non per tutti facile. Nasce nel momento in cui certe persone non sanno bene a chi dare la colpa dei propri problemi, un sentimento legittimo che tuttavia genera odio. Questo odio si riversa su chi la pensa diversamente e su chi vive la propria vita in maniera diversa. Ed è l’odio che, pian pianino, raggiunge forme organizzate e riesce a muovere sempre più animi. Si palesano così forme di discriminazione, campagne di violenza, irruzioni nelle riunioni politiche, atti criminali, gesti d’intimidazione. Sappiamo che ultimamente sono state date alle fiamme sedi di partiti, sono state minacciate delle persone, sono stati intimiditi degli individui che si trovavano a parlare tra loro in maniera pacifica. Sappiamo che per le strade qualcuno si è sentito meno sicuro, offeso e minacciato, talvolta picchiato, per i valori in cui crede. Fa differenza il modo in cui lo si chiama? Fascismo, Pinco Pallinismo, poco cambia: parliamo del male. Un male radicato nelle persone e stimolato da chi sa di potersene servire. Insomma, è proficuo stare a pontificare sulla correttezza del termine “fascismo”? No, ci fa solo arrancare di fronte alla violenza che intanto dilaga. E in ogni caso non mi pare di vedere un metodo per niente diverso da quanto fatto dagli squadristi fascisti di un tempo. Ma continuiamo pure a non parlare di fascismo… Parliamo allora, genericamente, del “male”.

Il male è una delle cose più attuali del nostro tempo, e la politica, tutta, a partire da noi, dovrebbe insegnare cosa sia il male e dove si nasconde (in realtà non si nasconde, è in bella vista…). La politica deve lottare il male e deve capire che non è qualcosa con cui si può scendere a patti. Non è possibile affrontare battaglie comuni con chi utilizza il male, non è possibile trovare una giustificazione, non è possibile giungere ad un’intesa se ci si definisce democratici. Non è ammissibile fare tutto questo coi seguaci del male.

Voglio citare un ragazzo coraggioso che recentemente ha fatto passare bene il concetto: in politica ci sono avversari e nemici. Gli avversari sono coloro che agiscono all’interno dei confini democratici, i nemici sono invece coloro che agiscono al di fuori, servendosi della violenza.

Io aggiungo: occhio a non scambiare gli avversari per i nemici, perché questo è un altro male che affligge chi non sa fare i conti col presente. Cioè, è necessario chiarire chi siano questi seguaci del male e chi invece esprime solo idee diverse dalle nostre. Mi è capitato, ad esempio, di sentirmi gridare “fascista!” perché in quanto giovane democratico mi esprimevo a favore della riforma costituzionale. È stata una cosa che in qualche modo mi ha segnato perché non pensavo che queste parole potessero uscire dalla bocca di persone che reputavo intelligenti. Occhio, occhio: così continuiamo a farci del male da soli.

La politica deve interrogarsi e capire cosa voglia dire oggi “fascismo”, o su cosa voglia dire “politica del male”, perché è estremamente attuale e ci sta battendo facendoci litigare tra noi, così presi dalle piccolezze da non accorgerci delle voragini che ci circondano.

Questa è una proposta per tutti gli avversari politici: cercate di capire dove davvero il male risiede e lottatelo insieme a noi.

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