La rivoluzione dell’amore inizia dalla Scuola
La rivoluzione dell’amore inizia dalla Scuola

La rivoluzione dell’amore inizia dalla Scuola

                                                                                                                    l’appello di Samuele Milone, presidente della Consulta di Prato

La società in cui attualmente viviamo riconosce abbastanza omogeneamente il 14 febbraio come festa degli Innamorati, dando a questa festa la forma nata nel Basso Medioevo, con l’esaltazione dell’amor Cortese.
La festa degli innamorati, sì, ma innamorati di cosa? Di chi?

Ai tempi di Geoffrey Chaucer, quando appunto la festa di San Valentino acquisí la sua attuale forma, si riteneva che l’amore vero potesse essere provato solo e unicamente da individui dall’animo puro (mi perdoneranno gli insegnanti di Letteratura per il burbero riassunto, ma questo purtroppo non è il fulcro della mia riflessione).
E adesso chi è in grado di amare? Chi ha questa capacitá e, lasciatemelo dire, virtù?
Beh un po’ ci ho pensato, e ammetto di non aver trovato alcuna risposta soddisfacente, o perlomeno non particolarmente rilevante.
Però una sicurezza, un cardine a cui aggrapparmi sì, l’ho trovato, e darei sarei disposto ad un’intera vita di sacrifici per dimostrarlo.

Noi ragazzi e ragazze manteniamo ancora questa grande dote, capacità, pregio, enorme qualità; riusciamo ad amare nonostante la società in cui viviamo stia demolendo piano piano, involontariamente, sempre di più l’ideale di amore universale, incondizionato, in cui noi ancora crediamo.

E badate bene, non sto parlando di amore inteso come sentimento che ha fra i suoi obiettivi (o conseguenze, dipende dal punto di vista) la creazione di un rapporto fra donna e uomo, fra donna e donna, fra uomo e uomo, ma di un amore così svincolato e libero che ci può portare a provare forti emozioni anche nei confronti di un semplice gesto, di un caffè preso in centro, di una visita ad un museo, di un’assemblea studentesca, di una serata in discoteca, ma soprattutto, in particolar modo, di un ideale o di un valore.
Perché è da qui che abbiamo l’onore e l’onere, NOI, di partire, di ripartire, di iniziare a far capire chi siamo, dimostrando la nostra identità.

Dobbiamo far capire a chi non ci vuole ascoltare che crediamo in qualcosa, che può essere più o meno condivisibile, è vero, ma fa parte di noi, ci rappresenta, abbiamo bisogno di tutto ciò. Noi siamo questi, e nessuno ci impedirà di continuare su questa strada.
Abbiamo bisogno di ridere, abbiamo il diritto a essere felici, e per farlo dobbiamo sentirci liberi di amare noi stessi, qualunque siano le conseguenze che ciò comporta.

Amiamo perché vogliamo donare felicità a chi ci sta vicino, amiamo perché spesso mettiamo davanti al nostro benessere quello di una persona a cui vogliamo bene, anzi, che amiamo (senza usare però questo termine perché vincolato all’ideale di amore che altro però non è che un costrutto sociale di cui noi siamo in qualche modo schiavi).
E tutto ciò non lo facciamo nelle modalità e con i mezzi che hanno rappresentato “un must” fino ad adesso. Lo facciamo in modo innovativo, futuristico, incomprensibile agli occhi di chi non conosce il fuoco che ogni giorno ci arde dall’interno.
A chi ogni giorno ci rammenta quanto siamo persi, quanto la carenza di ideali che ci avvolge sia solo conseguenza dei nostri comportamenti, mi sento di rispondere con un enorme sorriso, forse il dramma che lo sta avvolgendo non è altro che una carenza di amore, e chi non ama, è risaputo, non è nemmeno in grado di provare empatia nei confronti di chi, amando, mette in atto pratiche e comportamenti che non lo rappresentano.
E allora, ragazze e ragazzi, amate.

Sentitevi liberi di muovervi come più vi aggrada, abbiamo tutti bisogno di dimostrare chi siamo e in cosa crediamo.
E crediamo nell’amore, non prendiamoci per il culo.
La sfida che però ci attende nei prossimi anni è quella di far comprendere alla società che ci circonda CHI SIAMO; societá rappresentata poi dalle persone con cui, volenti o nolenti, trascorriamo la maggior parte del nostro tempo: ruolo fondamentale lo hanno gli insegnanti, diretti esaminatori della nostra identità e giudici dei nostri valori, i genitori, gli autisti degli autobus, gli ausiliari del traffico e chi più ne ha più ne metta.

Siamo pieni di ideali stupendi, capaci di ricostruire una società a misura di studente, amiamo le nostre vite e quelle dei nostri coetanei, proviamo un’empatia colossale nei confronti di chi ha bisogno, non vogliamo altro che essere felici, e che qualcuno ci ascolti, e fidatevi, ci vogliono ascoltare, usiamo solo due lingue diverse.
Buttatevi, non abbiate paura, non abbiamo nulla da temere, ma tutto da guadagnare.
Mostriamo cosa e come amiamo, partiamo da qua.

E la Scuola, in questo momento, è il tempio sacro da dove questa rivoluzione può partire, che ha il dovere di darci voce, e noi, dal canto nostro, abbiamo l’onere di non farci problemi a essere chiari col mondo. Scuola come luogo dove amare, e da amare.

Facciamo della Scuola l’organo pulsante per la dimostrazione e la realizzazione delle nostre identità.
Guardiamola con i nostri occhi, non facciamoceli coprire da nessuno, proponiamo una nuova idea di Scuola, la Nostra Scuola.
Dimostriamo quanto siamo in grado di amare, facciamolo a modo nostro, amiamo soprattutto chi non ci vuole ascoltare, perché ne ha bisogno.

Amate nella Scuola, Amate la Scuola. Con amore, vi mando un abbraccio

Samuele Milone
Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Prato

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